199 benedetto suolo d’Italia, tanto vivi erano in esso allora i commerci e le industrie, che nei brevi momenti di tregua gli animi si lasciavano facilmente andare alle allegrezze, alle feste, allo sfoggio d’ una magnificenza veramente meravigliosa. Così la città di Treviso ideò nel 1214 una splendida festa al tempo di Pasqua e ne mandò lettere d’invito tutt’ intorno nella Trivigiana, nel Friuli, nelle altre terre vicine e specialmente a Yenezia. E tanta correva la voce della splendidezza dei preparativi, che immenso fu il concorso dei forestieri e in particolare della gioventù. Il primo giorno della festa fu consacrato alla processione delle arti con tale splendidezza non più per 1’ addietro veduta, e tra la folla innumerabile degli spettatori si noveravano fino a duemila seicento nobili e trecento sessanta gentildonne col loro numeroso seguito di damigelle e di paggi. Succedettero poi giuochi d’ogni sorta, giostre e tornea-menti, ma lo spettacolo più singolare fu quello d’ un castello di legno fabbricato in mezzo alla Spineda, coperto dentro e fuori di preziose tappezzerie ed altri ornamenti, nel quale entrarono le .più leggiadre donne e donzelle riccamente vestite di seta e fregiate di molte gioje. Dovevano esse, giusta i costumi guerreschi del tempo, difendersi là entro dai giovani che sarebbero venuti ad assalirle. E le armi di questi dovevano essere poma, aranci, datteri, noci moscate, rose, gigli, gherofani e simili delicatezze (1). I giovani veneziani aveano anch’ essi formato una compagnia, e la ricchezza delle loro vesti, degli ornamenti, delle insegne destava la generale ammirazione. Diedero l’assalto e già erano per penetrare nel castello, quando i Padovani strapparono loro per dispetto lo stendardo di s. Marco e lo fecero a pezzi. (2). Le due parti diedero (1) Altinate, Barbaro, Caroldo, Morosini, ecc. (2) Nè il Rolandino contemporaneo, nè il Bonifazio St. di Treviso