172 COMMERCI E ECONOMIA DEL MEDIOEVO del 1172 e Carsia in uno del 1236. Il trattato del 1233 con Venezia fa conoscere un elenco di merci che i Veneziani cercavano o facevano venire per loro conto a Trieste: frumenti, carne, biada, pelli secche e sale. Queste merci non erano le sole ivi trafficate: ferro e legname v’era anche cercato, da altri se non dai Veneziani, e sopratutto olio, vino e sale, i tre principali prodotti locali. La città rimaneva un piccolo porto anche se florido, piccolo e impotente a svilupparsi, perché fuori delle strade commerciali della Germania che scendevano per il Friuli a Venezia e, quel ch’è peggio, circondato da un retroterra in stato barbarico, con le vie d’accesso sempre minacciate dai piratae et robatores de Carsiis. La città aveva anche allora un’economia prevalentemente agricola. Essa si trovava inoltre a essere un centro ad economia monetaria in contatto con regioni di esclusiva o predominante economia naturale. Il suo commercio di mare, anche per i patti del xn secolo, era legato a Venezia, alle cui leggi sottostavano certo le saline, che già v’erano, almeno nei xn secolo. La coniazione di monete proprie è segno di una volontà tesa a creare un’economia indipendente. Essa attesta insieme d’un certo sviluppo degli organismi capitalistici. La presenza e l’attività di fene-ratores o prestatori di denaro, che si vede accennata nei documenti del xiii secolo e da cui si sentirono strozzati gli stessi vescovi, fa pensare che fosse in uso anche a Trieste, mutatis mutandis, l’uso della « commenda » o della « colleganza » nella navigazione, cioè l’uso di prestare al trattatore, di solito padrone e conduttore della nave, il capitale necessario ai viaggi e ai traffici. La colegancia infatti è ricordata nelle leggi comunali. Gli Statuti del 1318-1319 certamente riflettono in pieno le condizioni già vigenti nel xiii secolo. Vediamo che il commercio subiva molte restrizioni: fra altro non si potevano vendere le merci se non nei posti designati dalle autorità per ciascuna sorta. Gli Statuti ricordano l’abacus, cioè la tenitura doppia dei libri commerciali. Il patto sottoscritto a Enrico Dandolo nel 1202, con le centinaia di firme ond’è segnato, ci porta innanzi parecchi artieri e con ciò ci lascia guardare nel mondo del lavoro. Vi troviamo un po’ tutti i mestieri: un Az « murator »; un R. e uno Stefano « fabri »; un D. « mulinar »; un Marino, un Guarnerio e un Artuico « pilipari » o