324 IL COLLEGIO DELLA BALÌA Nicolò de Carturis. Durante il suo episcopato comparve un antivescovo, nominato dall’antipapa Benedetto XIII, nella persona di quel Giovanni Marzari, triestino anche lui, che Francesco Novello di Carrara aveva raccomandato ai Triestini, nel 1402, quando rifiutavano il Saltarelli. La città non rimaneva estranea alle lotte che si combattevano, nel Friuli e nellTstria, tra Patriarchi, antipatriarchi, Friulani e Tedeschi. Teneva fissi gli occhi su Muggia, con cui era in conflitto nel 1405, mentre più vive ardevano le lotte nel Friuli. Ma nel marzo 1406 Muggia annunciava che era stata conchiusa la pace con Trieste, non riuscita nemmeno allora nel suo intento. Dopo il 1410 incominciò la grande lotta tra Venezia e gli Oltramontani per il possesso del Friuli e della frontiera naturale dell’Italia. Nel 1411 Sigismondo invase il Friuli. Trieste si appartò dentro le sue mura in una stretta neutralità, con l’animo proteso unicamente alla difesa dei suoi interessi. Allo scopo di conservare con maggior rigore questa sua posizione egoistica, creò anche una magistratura speciale. Il 31 gennaio 1411, fatta proposta dai giudici Cristoforo Burlo, Zorobabele o Roba de Leo e Lazzaro de Basilio (come si vede il capitano non ha parte), il Consiglio maggiore elesse sei «Savi», affidando a loro pieni poteri per ordinare e procurare, d’accordo coi giudici, tutte quelle cose che sarebbero apparse utili « per il bene e per la sicurezza della città e del territorio di Trieste ». I sei eletti furono ser Ambrogio dell’Argento, ser Nicolò de Adamo, ser Messalto de’ Messalti, ser Giovanni de Bonomo, ser Antonio de Vedano e ser Giovanni de Teffanio, fior di nobili, che formarono una magistratura detta, come a Firenze nel 1404, bailia o balìa: essi si chiamarono «i savi di balìa» (sapientes Baylié). Così il Comune provvedeva da sè ai suoi interessi e li sistemava come ente libero da ogni altra superiorità. Il magistrato dei Sei di balìa, che doveva durare soltanto a tutto luglio, fu invece prolungato e rinnovato per alcuni anni, poiché l’incessante guerra istro-friulana manteneva il Comune continuamente in posizione eccezionale. E la Balìa diventò perse stessa una nuova forza nucleare del reggimento autonomo, una nuova potenza creatrice di sovranità. C’era in essa e nel Comune un’alterigia italiana tutta particolare. La si vede, ad esempio, in una deliberazione del 1411: la quale dice che, « volendo imitare i Romani », il Consiglio decideva di