42 TRA CARLO MAGNO, ROMA E BISANZIO Con questa indicazione di fatto Giovanni espresse un desiderio preciso: ed è che la Santa Sede invitasse i Carolingi a conquistare l’Istria e a annetterla allo Stato romano, da loro fondato in Italia, come appunto avevano fatto con l’Esarcato. Il Pontefice, mentre ammoniva i vescovi di obbedire umilmente alla Sede di Grado, .rispose a Giovanni invitando gli Istriani a una calma attesa e assicurando il Patriarca che il patto coi Carolingi prevedeva l’annessione dellTstria e della Venezia allo Stato della Chiesa di Roma. Il Pontefice, avendo acquistato l’Esarcato e ritenendosi perciò erede della sua giurisdizione politica, aveva chiesto ai Carolingi le provincie che all’Esarcato stesso avevano già obbedito. Anche Trieste, quindi, si sarebbe dovuta ricongiungere a Roma. Nella corrispondenza tra il Papa e Giovanni sorge il primo accenno a una lotta che poi divampò nelle regioni venete, per decidere chi ne dovesse diventare il dominatore, se, d’accordo con la Chiesa romana, il Regno italico dei Carolingi, o se l’impero orientale di Bisanzio. La lotta assunse maggiore grandezza allorché, distrutto da Carlo Magno (nel 774) il dominio dei Longobardi in Italia, lTstria non venne nelle mani dei Franchi, ma ritornò in quelle dei Greci, che vi ristabilirono le antiche istituzioni. Nel prospetto di questa lotta grandeggiano, con importanza di primo ordine, due figure di Triestini, quella del Patriarca Giovanni e quella del Patriarca Fortunato, che gli succedette. Ambedue furono fautori dei Carolingi, del loro Regno italico e della Chiesa romana, e pertanto avversari dei Greci. Anche le notizie frammentarie, spesso oscure dei cronisti veneti e franchi lasciano intendere l’eccezionale levatura dei due Patriarchi, i quali, avendo dominato la cattedra di Grado durante un lungo periodo di oltre cinquant’anni, impersonano, per quanto riguarda le terre venete, il potente conflitto che portò l’Occidente e l’Oriente a scontrarsi nell’Adriatico e a contendersi la sua signoria. Giovanni e Fortunato sono certamente le più alte personalità che Trieste abbia dato alla storia d’Italia. Il Patriarca Giovanni mostra nella lettera su citata quale fosse la sua profonda inclinazione e quale l’aspirazione per la sua terra natale. Ritornata lTstria ai Greci, non mutarono le idealità del Patriarca, il quale a poco a poco divenne il centro d’un partito che si formò nelle