LA LOTTA PER L'ADRIATICO 47 Sebbene si riferisse a fatti nuovi, l’invito trovava l’imperatore preparato. Egli non poteva non comprendere quale valore avrebbe avuto per il Regno italico e per la Francia la conquista della Venezia marittima, centro di ricchissimi commerci, base per la conquista del-l’Hlirio e della Dalmazia, ultima sede in Italia da cui l’impero di Oriente gli contestasse il diritto al titolo d’imperatore romano. Non è da escludere, come dicevamo, che l’imperatore Carlo fosse già d’accordo col Patriarca e che questi andasse alla Corte per ottenere che dalle intese si passasse ai fatti. A Selz, Fortunato rinnovò anche le sue domande in difesa degli antichi diritti e delle libertà degli Istriani. Infatti, poco dopo il suo ritorno dalla Corte in Italia (804) ebbe luogo il placito del Risano, dove Fortunato affermò essere stato e di voler essere anche in quel momento il patrono dei suoi comprovinciali. Et nunc esse volo in vestro adiutorio, disse. La completa vittoria ottenuta dagli Istriani in quel parlamento contro il rappresentante del governo, il valore dei privilegi ottenuti, eccezionali rispetto allo stato contemporaneo dell’Italia, mostrano che a loro favore agì non pure l’alto spirito della loro rivendicazione, ma anche la grande influenza di una persona, verso cui l’Im peratore Carlo e il Re Pipino avevano particolari debiti di riconoscenza politica. I partigiani di Fortunato, che erano rimasti a Treviso, avute le notizie favorevoli che egli aveva portate da Selz e incitati dai loro partigiani rimasti nelle Venezie, procedettero all’azione, rovesciarono i Gaibai e levarono al potere Obeliero, che fu Doge. Però — le cronache sono molto oscure — è da ritenersi che Obeliero e i suoi amici, approfittando della situazione in cui si trovavano le Venezie, tramezzo a due contendenti, meditassero la formazione d’uno Stato indipendente da tutti e due e venissero a un compromesso coi loro avversari. II fatto certo è che Fortunato, sia perché stimasse poco favorevole a sè tale situazione, sia perché venisse a conflitto con Obeliero per avere preso la difesa del discacciato vescovo di Olivolo, credette opportuno non entrare nella sua diocesi. Ma la causa, da lui propugnata con inflessibile tenacia e con la potente pressione che poteva esercitare mediante il suo clero, ebbe piena vittoria. Nell’805 Obeliero e Beato, Dogi, si recarono a prestare l’omaggio dell’obbedienza e della