24H TRANQUILLO DOMINIO VENEZIANO Ma i lavori furono ritardati. Nel 1375 una nuova Commissione di periti disegnò un altro piano e il castello fu costruito tra le torri Beccaria, Pescheria (o San Marco) e Fradela, sul prospetto del mare, con opere fortificate anche sul prospetto interno, dovendosi sostenere il castello (come avvenne altre volte a Zara e a Capodistria) anche se la città fosse caduta. Alla fine del 1377 il castello era terminato. La città fu subito tranquilla. La prima opera di pacificazione fu fatta da Saraceno Dandolo, primo « podestà per il Comune di Venezia » a Trieste, e da Andrea Zeno, capitano delle truppe. Gli averi furono rispettati e, fuori dei bandi, nessuna vendetta fu compiuta. Anche ai fautori di Venezia, quali il Vedano e Francesco Bonomo, non lurono accordati i favori da essi chiesti se non in quanto fondati nella legge degli statuti comunali. Alla città fu anticipata la somma di lire 20.000 per riparare i danni commessi da guastatori nelle campagne. Che sotto la calma covasse l’ardente rancore degli avversari del Dominio è naturale: la città rimaneva ancora e sempre divisa nelle sue fazioni. Ma la triste esperienza della guerra, l’astio contro i responsabili di tante sciagure, l’atteggiamento del governo che alleviava la perdita dell’indipendenza con la pace, con la giustizia e col rispetto degli statuti, resero la città sicura nelle mani di Venezia. Alcuni scrittori hanno parlato d’uria ribellione che i Triestini avrebbero levata nel 1372 contro la Signoria. Una favola. Le relazioni si stringevano sempre più intimamente tra San Marco e la città già tanto altera. Nel 1371 erano stati richiamati in città e accolti in grazia alcuni degli sbanditi. V’era tanta tranquillità, che il governo permetteva — concessione rarissima — ai suoi stipendiarii triestini di tenere la loro posta equestre a Trieste. E v’erano Sergio Rossi con una posta, Nicolò Belli con due poste di cavalli e Iacopo Burlo. I documenti di quegli anni nominano parecchi Triestini, che servirono spontaneamente Venezia nelle armi e le furono fedeli. Sino al 1370 (fors’anche nel 1368) erano stati tra i suoi cavalieri, portandosi con onore, Iacopo de Garzula, Giovanni Villani e Nicolò de Basilio, ai quali il Doge permise quell’anno di passare al servizio dei Visconti. Gregorio di Basilio era, nel 1372, nell’esercito di Candia e alcuni anni dopo si premiava il suo valore. Nel 1375 si guiderdonava, sugli introiti di Trieste, il «provvisionato > Iacopo de Baiardi, altro vaio-