428 SCULTORI E PITTORI TRIESTINI Appartiene al gotico dell’ultimo Quattrocento, senza molte pretese, ma con la dignità tutta propria anche ai modesti intagliatori d’allora, il grande Crocifisso scolpito in legno e dipinto, venuto non si sa da dove a decorare con le sue linee d’arte e coi suoi colori la povera cappella Conti in via di Rena (fig. 98). La scarsezza delle opere è spiegata anche dalla pochezza dei nomi d’artisti lasciatici dai documenti. Una famiglia, quella dei Pari, si dedicò alle arti, senza uscire da una modestissima linea paesana. Giovanni fu maestro costruttore: lavorò nel 1426 all’edificio delle prigioni e ricostruì lo Star. Nel 1429 fece la chiesola del Battista a Volciana, sui Carsi. Nel 1447 costruì, per Nicolò Lion, la torre quadrata che ancora si vede a Parenzo. Sulla quale, suo figlio Lazzaro, lapicida, scolpì la lìgura del leone di San Marco e nel libro incise una delle più orgogliose e più celebri iscrizioni, che glorifichino la potenza di Venezia: Facite iustitiam et dabo pacem Jinibus vestris (fig. 99). Padre e figlio lasciarono la loro firma sull’opera da essi compiuta. È veramente degno di particolare considerazione il fatto, che l’unica opera scultoria lasciata e segnata da un Triestino del Quattrocento sia un leone di San Marco e che sia stato proprio un Triestino a incidere quelle parole possenti. Ciò diviene anche più significativo, quando si rileva che la famiglia dei Pari tenne con la parte ribelle nella rivoluzione del 1468 e uno di essi fu allora portato in Consiglio come dei principali del movimento. I camerari del 1493 e del 1494 ricordano i danari versati a Andrea de Pari, figlio di Matteo maistro marangòn, che dipinse l’imagine della Madonna sull’edificio della dogana e la inchona di sopra la Precoreria (Procureria). Magistri del tipo di Giovanni de Pari, e suoi contemporanei, appariscono, nei documenti, Antonio Zotti e Bene, oltre a Francesco da Co-zena e al Vosca, che conosciamo dal secolo precedente. Più nobile, nell’arte, dev’essere stato quel Pietro lapicida, cioè scultore, menzionato nel 1418: al quale si può allineare quel lapicida Giusto di Trieste, che lavorava a Venezia nella seconda metà del secolo ed è ricordato dal Paoletti. D’altri artisti poco o nulla. Un magister Fioretto pittore viveva nel 1422. Circa quegli anni troviamo un altro pittore, di nome Foscarino, ma non ci consta che dipingesse altro se non lo stemma del duca d’Au-