13« MONUMENTO ALLEGORICO DI LEGNANO Trieste conserva un insigne monumento simbolico della vittoria di Roma contro il Barbarossa. Esso compone la sua gloriosa visione nelle modeste oscurità del duomo di san Giusto. È il musaico dell’abside della navata destra (di cui parleremo anche in altro capitolo, p. 181) e raffigura i santi Giusto e Servolo, patroni di Trieste, ai lati del Cristo che calpesta il basilisco e l’aspide (fig. 36). Vi appare così rappresentata, nell’allegoria ieratica, la chiesa triestina che assiste al trionfo della Chiesa romana sui suoi nemici. Sotto il Cristo è scritto: MAIESTATE DEUM LIQUET NUNC REGNARE PER AEVUM — AMBULAT EN CHRISTUS SUPER ASPIDEM ET BAS1LISCUM « il Signore può ora regnare nei secoli: ecco cammina Cristo sopra l’aspide e il basilisco». Vi è qui il celebre versetto — super aspidem et basili-scum ambulabis — che la fama vuole fosse pronunziato dal Pontefice nel momento che il vinto Barbarossa umile gli si prosternava davanti. Il versetto, se anche non fu pronunziato, corrispose senza dubbio allo spirito con cui fu voluta e sentita dai contemporanei la vittoria del Papa e dei collegati italiani da esso guidati. Tale spirito, tale volontà, mediante quelle parole sono rappresentati nel musaico triestino, che simboleggia quella grande vittoria della gente italiana contro i Tedeschi e insieme esalta nella religione la battaglia di Legnano, quella di Salvore e l’orgogliosa e potente manifestazione di Venezia. V’è quel nunc, quell’avverbio « ora », che, messo così nel musaico, si riferisce evidentemente a 1111 avvenimento recente, che ha reso possibile la vittoria della Maestà divina e della sua Chiesa. L’opera è dovuta al vescovo Bernardo: egli allegoreggiò, con la significazione palese del gruppo mistico, la partecipazione della chiesa triestina alla vittoria della Chiesa romana, protettrice della Lega veneto-lombarda. Le influenze della pace di Costanza non sono visibili nella storia triestina, se non nel continuato affrancamento del Comune e nell’ulteriore sviluppo delle sue forme sovrane. Gli impegni presi verso Venezia per le cose del mare alla fine del secolo xn non furono stipulati dal vescovo, ma dai cittadini, cioè dal Comune, come unico rappresentante della volontà loro. Nel ligo o in quel torno non il vescovo mancò ai patti:'fu la comunità a compiere quell’atto politico in piena libertà.