I GHIBELLINI AL POTERE 199 sovrapposte all’« alabarda », senza alcuna indicazione della civitas, ma solo del suo nome. L’anno dopo Venezia fu implicata gravemente negli affari d’Italia. Nel 1308, presa nell’imbroglio di Ferrara, fu scomunicata; nel 1309, appunto attorno a Ferrara, fu gravemente sconfìtta. Trieste riprese la sua oscillazione: approfittando della critica situazione della Repubblica, si volse a cercare il podestà e a fare la politica dall’altra parte, serrandosi sempre più vivamente al Friuli. Quanto diciamo non si deve interpretare come se la città divenisse già allora membrum Ecclesiae Aquileiensis o parte integrante del Friuli: rimase un Comune libero dell’Istria, che volgeva gli occhi e la mente verso il Friuli, con speranze politiche e commerciali che s’intravvedono, senza poterle precisare. Nel 1307 — durava la guerra tra il Patriarca e il conte di Gorizia per il dominio del Friuli — la città prese il partito del Patriarca: forse ebbe in compenso il disinteresse di questo verso le pretensioni temporali del vescovo. Chiamò all’ufficio di podestà Rinaldo de Feliciani, piacentino, nipote del Patriarca e suo maresciallo. Strinse quindi degli accordi coi nobili friulani fautori di Ottobono, alcuni dei quali, nello stesso anno, le fecero un prestito di 750 marche di denari aquileiesi. Nell’agosto del 1308 il Comune stipulò una vera alleanza con Ottobono, con Cividale, coi da Piata, coi Porcia, coi Castello, coi Villalta, con gli Strassoldo e con altri Friulani nemici del conte goriziano a difesa reciproca e a difesa del Patriarcato. Senonché durò poco in quell’alleanza. Insidiato il Comune dal vescovo, nel 1310 (l’anno della discesa di Enrico VII) ebbe prevalenza in città la parte ghibellina, che, rotta la predetta alleanza, nominò podestà per tre anni lo stesso conte Enrico di Gorizia. Anche, come dice il Kandler, perché egli era avverso al Patriarca e al vescovo Pedrazzani e perché le contese tra questi e il Comune erano assai avanzate. La nomina avvenne dopo uno scoppio di guerra civile: ricorda il Nicoletti, che nel 1311 le terre del Friuli si riempirono di molti esuli triestini. Erano guelfi rifugiatisi sotto le ali del Patriarcato. In quello stesso anno il Comune attaccava e distruggeva il castello della Beca (Vicumberg) sul Carso, i cui signori avevano mancato ai patti di vassallaggio firmati nel 1249. ^ conte Enrico,