242 LA SCONFITTA DEI TEDESCHI Il 9 settembre il duca accettò la dedizione, con un diploma che insisteva sul diritto ereditario e sull’errore di ribellione, e promise solennemente di non vendere e di non cedere Trieste né ai Veneti né a chicchessia. Quindi si preparò a liberare la città dall’assedio. Aveva già da tempo radunato truppe nella Carniola, al comando di Corrado Krainer e di Hans von Traun. Tuttavia, prima di correre al sangue, tentò di far intervenire l’imperatore a Venezia «affinché lasciasse ai Triestini libero l’arbitrio di sè medesimi », dice Ireneo. Le pratiche furono vane. La notizia dell’avvenuta dedizione fece molta impressione nel Friuli, stimandosi che quell’occupazione sarebbe stata il principio di nuove azioni contro la Patria. Il Patriarca ordinò a Udine di fortificarsi, dicendo che il fatto era molto pericoloso, quod paret multum pernitiosum et peri-culum imminentem. I Veneziani attesero tranquillamente il nuovo nemico, ringrossando le bastite e inviando rinforzi. Sino dal marzo il Michiel aveva avvertito la Signoria che non aveva nulla da temere, anche se tota Alemannia descender et. I Triestini, ormai ridotti agli estremi, mentre dentro la città si moriva di fame e si mangiavano li cavali et altri animali immondi et anco li sorci, aspettarono con la febbre l'esercito della riscossa. I giorni erano lunghi come anni. Infine, ai primi di novembre, lo sforzo atteso venne giù dai Carsi, dove gli si unirono i fanti del conte di Duino. Il Patriarca invece aveva minacciato di gravi pene i Friulani che avessero accettato stipendio dal duca. Gli si arrese subito Astolfo Peloso, che tradì ancora una volta, restando a Moccò. II 5 novembre il duca Leopoldo con un grosso stuolo, valutato a molte migliaia di uomini, attaccò la prima bastita. L’urto fu grande e molto sanguinoso. Durò lungamente, mentre i Veneziani oponendosi virilmente al furore todesco respingevano un assalto dopo l’altro. Parve — così si narra — che ad un certo punto le truppe austriache stessero per prevalere; ma una manovra combinata tra il Loredan e Taddeo Giu-stinian diede ad esse l’ultimo colpo. Presi da due parti e respinti con veemenza, gli Austriaci, dopo aver subito ingenti perdite, si ritirarono, completamente disfatti. E così — dice un documento dell’epoca — la zente todesca fu descazada. I Triestini, ormai stremati dalle perdite e dalle sofferenze, non poterono prendere parte alla battaglia, anche per tenere impegnate le forze