3i6 ECCLESIASTICI - UMANISTI - MAESTRI DELLE SCUOLE Anche tra gli ecclesiastici triestini s’elevarono alcuni a maggiore eminenza. Tra essi quell’Enrico Ravizza o Rapicio, che fu eletto vescovo nel 1300 e che morì nel 1302; quel fra Giovanni Marzari, uscito dal convento di san Francesco, che nel 1391 ebbe il titolo di vescovo d’Albania e nel 1400 s’impossessò del vescovato di Cittanova; quell’arcidiacono Giusto e quel Giovanni Gremon, che i canonici o calcinaci di San Giusto tentarono imporre sulla cattedra triestina nel 1320 e nel 1341, nonché quel frate Francesco, che viveva a Ragusa, verso il 1350, circondato di venerazione e di onori come un santo. Per alcuni anni, sino al 1384, operò a Trieste l’insigne Santo de Pellegrini, che sposò donna Ignera di ser Corvo Bonomo e fu cittadino triestino. Abbiamo già ricordato la sua azione politica. Fu « dottore e cavaliere » di grandissimo valore e venne considerato come uno dei restauratori delle lettere latine nel Friuli. Il Vergerio lo chiamò addirittura « quasi celeste oracolo dell’umana sapienza ». La sua grande biblioteca sarà stata, durante la sua dimora a Trieste, centro di raccolta dei migliori cittadini: ivi si saranno udite le prime parole della nuova civiltà umanistica. All’educazione dei giovani provvedeva il Comune con la scuola pubblica, come nei tempi più antichi. Il Consiglio l’aveva in cura gelosa e vi obbligava il maestro a tenere con sè un repetitor, come si può arguire da una deliberazione del 1350. Un documento del 1361 fa credere che la scuola fosse frequentata anche da stranieri. Nomi di maestri della scuola pubblica: Bartolomeo, doctor gramaticae, nel 1328, che mise in ordine (aptavit) lo Statuto; magister Giovanni, doctor gramaticae, nel 1332; Michele da Bologna, doctor gramaticae anche lui e rector scholartim, nominato dal 1342 al 1354; Michele di Stabolino della Penna, doctor et rector scholarum, ricordato dal 1357 al 1365; Viviano de Pistorio, rettore della scuola nel 1372; Giovanni de Anglia nel 1382 e nel 1384 e un Magelo (da Mago, Tomaso?) de scholis magister nel 1386. Alla fine del secolo si desiderò vedere in città l’Ordine domenicano per avere la scuola di filosofia. Anche la musica era coltivata: ce lo insegna la dimora a Trieste, intorno al 1323, di Bernardo d’Ivrea, « maestro dei cantori ». Mancano notizie di autori triestini e di opere letterarie nate nella città. Unica manifestazione di poesia, i misteri sacri rappresentati nella