274 LA CITTÀ NELL’AGOSTO-SETTEMBRE I382 comune di Gemona, deliberando di mandare un consigliere al Patriarca, ripeteva che Trieste era stata « usurpata alla Chiesa aquileiese per tradimento» (super facto de Tergesti nuper per proditionem ab Ecclesia Aquilegensi usurpati). Quattro anni più tardi, nel 1386, il cancelliere Odorico di Susans, redigendo l’elenco dei diritti e dei beni del Patriarcato nel suo Lucifer aquileiensis, rilevò il diritto su Trieste conferitogli dalla pace di Torino: quindi riportò il documento che aveva redatto nel 1382, insistendo così anche allora neH’affermare che il conte di Duino usurpava la città. Asserisce, dunque, ognuno di questi documenti che non la città di Trieste si era data al conte di Duino e a lui per il duca Leopoldo, ma che il tradimento di pochi o il gesto d’una fazione 0 fors’anche la sola usurpazione del Duinate avevano effettuato la mutazione di sovranità nell’agosto del 1382. Il fatto avvenne nei primi giorni di quel mese. Appena circa due mesi dopo, il 30 settembre, si ebbe a Graz quell’accordo tra i delegati triestini e il duca Leopoldo, il quale è protocollato nella pergamena falsamente detta « atto di dedizione » e che il cameraro di quell’anno, nel suo libro, definiva come brevelegium, privilegio. Quali e quante cose avvennero in quei due mesi? Gli altri partiti di Trieste — friulano, patriarchesco, veneziano, comunalista e quanti altri possono esservi stati non soggetti ai maneggi del Duinate e del duca — reagirono energicamente contro il sopruso, con cui si era violata la libertà della città. Infatti la lettera arrivata a Treviso l’u agosto, e già citata, contiene una preziosa confessione: il capitano Michele’di Weixenstein (o Michez Wexistainer, come lo dicevano di solito) pregava il conte Ugo di venire tosto a Trieste « per mettere ordine nella detta città per l’onore e la sicurezza del duca »: pro ponendo ordinem in dicta civitate pro vestri honoris et status argumento, scrive il comune di Treviso a Leopoldo, riassumendo le frasi della lettera ricevuta da Ugo. Evidentemente dunque vi erano a Trieste dei disordini, contro i quali s’invocava la mano violenta del conte Ugo. 1 disordini non cessarono presto: tutt’altro. Ai primi di settembre la città era «in grandissime lotte » (in maxima turbatione), tanto che il governo veneziano, giusto per tale causa, concedeva ai commercianti suoi cittadini di ritirare le loro merci da Trieste esentandole da ogni dazio. Il commercio dunque vi era impossibile o pericoloso: così grave