302 SCULTURE A SAN GIUSTO del duomo di Zara una in legno, che hanno attinenze stilistiche con questo gruppo. Più vicina ancora è una Pietà che si conserva nel Battistero di San Marco a Venezia. Da San Giusto è pervenuta nella raccolta Scaramangà una bella e preziosa Madonnina scolpita in legno al principio del Trecento, di tipo pisano, con la corona in testa: tiene sulle ginocchia, dritto in piedi, il Bambino. La figura, di raro pregio, manca del braccio destro e mostra traccie di doratura antica (fig. 75). Qualche dettaglio di stile fa sospettare un’antichità maggiore. La più grande opera scultoria del Trecento è l’ampio e magnifico rosone, che ostenta i suoi trentasei archetti e i suoi intagli nella facciata di San Giusto (fig. 76). Consta di due rose: l’interna composta di dodici archetti acuti risultanti dall’intreccio di archi a tutto sesto tenuti da colonnette doppie, l’esterna formata da un vaghissimo traforo di occhi quadrilobati, posti nei pennacchi degli archetti trilobati che poggiano su ventiquattro coppie di esili colonnette. Lavorato con estrema eleganza, questo gran fiore di pietra istriana è uno dei più bei rosoni gotici che esistano: più ricco e più ampio di quello che dà luce al braccio destro di San Marco e che gli è vicino per tempo e per stile. Il rosone di San Giusto è della prima metà del Trecento: è anteriore agli affreschi più su descritti, poiché nell’imagine della città ivi retta dal Patrono si vede già riprodotto nella facciata del duomo. Altre due sculture architettoniche appartengono al gotico trecentesco. Nell’antico battistero del duomo, sormontata da un tempietto barocco di legno, si trova la base d’una vasca battesimale, decorata con nicchie trilobate, con colonnine tortili e con fascie di rombi infiorati (fig. 77): può essere del 1380 circa, quando fu rifatta la cappella di san Giovanni. Proviene da San Giusto (e dovrebbe ritornarvi) un acquasantiere decorato a grandi fogliami, d’eccellente lavoro trecentesco, che oggi abbellisce con la sua folta ornamentazione gotica un romantico angolo del Lapidario (fig. 78). Nessun segno più delle sculture con iscrizioni gotiche che ornavano la sala del Consiglio maggiore. Forse erano del xv secolo. Mirabile oggetto è la croce d’argento dorato che si conserva nel tesoro della cattedrale, donata nel 1383 da donna Alda Giuliani (fig. 79).