396 ORDINAMENTO ECONOMICO E SOCIALE la sala comunale (in camino consueto Palatii...). Quella di Trieste si chiamò anche vaporario (vaporarium sive stuba comunis). Nelle adunanze, che ivi si tenevano, si votava o con le palle (ballote) o con le schede (bulitini oppure brevi). Il Comune stette più volte male a finanze: oltre ai debiti coi pubblici feneratori, usò allora impegnare i dazi maggiori, appaltandoli per le somme che gli occorrevano, oppure ricorrere a prelevamenti a prestito dal fóndaco comunale, previa concessione d’adeguata garanzia. Il fóndaco (fòntico o fòntego) era insieme banca o camera di compensazione per gli approvvigionamenti, soprattutto per il grano, cioè monte frumentario e tesoro dello Stato: ai suoi fondi, amministrati dal fontigàr, si toccava con gran gelosia. Fuori del tempo della Balìa, il reggimento fu ordinato e regolare. Il suo carattere aristocratico non lo rese intollerabile. L’esempio del regime provinciale veneziano, così favorevole ai popolari, doveva suscitare e suscitava confronti e nostalgie nei più sensibili. La massa scura trovò buono e giusto il governo del Consiglio, contro cui non sentì mai il bisogno o, meno ancora, la necessità di rivoltarsi. Del resto, le maglie delle leggi stringevano tutti egualmente dentro un’unità, che la continua lotta contro gli esterni rendeva sempre più stretta. La classe dei nobili, a cui si apparteneva per diritto ereditario o per accettazione, formava ancora il Consiglio e non era difficile, come non era stato nei tempi precedenti, Tesservi ammessi o per censo o per benemerenze. Un’altra « serrata » del Consiglio non vi fu dopo il 1350: anzi i fatti del 1468-1469 ebbero per conseguenza l’immissione di molti elementi nuovi e plebei nel Consiglio. Dentro il quale, però, le cariche maggiori raramente uscivano dalla cerchia più ristretta delle famiglie che formavano la classe dei nobili nel senso più vero, anche perché pochi erano quelli che potevano ambire onori che erano sempre anche òneri. La divisione delle classi, determinata dal censo e dalla professione, rimase intatta. Non mancarono provvedimenti particolari a favore dei nullatenenti: ad esempio, dal 1425 si stipendiò un giureconsulto — il primo fu Romano da Bologna — con l’incarico di fare l’avvocato dei poveri. V’era anche l’ospedale dei poveri. In tempo di carestia quelli che erano più forniti si sottoponevano a contribuzione — volontaria o forzosa — a beneficio dei più bisognosi.