286 LA TIRANNIA DEL CONTE UGO governo veneto dispiaceva che i Triestini nutrissero sentimenti ostili contro il duca d’Austria: Venezia non li avrebbe soccorsi; ma circa l’impedire i soccorsi degli altri, non sarebbe stato onesto, né di suo costume, impacciarsi nelle guerre e nei fatti degli estranei senza causa sua. Se e perché il conte Ugo abbia rinunciato alla guerra o se la minaccia sola sia stata efficace ai suoi piani, non sappiamo. In quello stesso anno 1389, violando il patto di Graz, egli chiese al duca Alberto e ebbe il permesso di costruire un nuovo castello a Trieste, al posto del più antico sul colle di san Giusto. Fu il mezzo sicuro per recare in mansuetudine i ribelli triestini. Egli diede subito opera alla costruzione della fortezza: avanti la metà di settembre dell’anno seguente s’erano già spesi 3000 fiorini d’oro. Da tutto questo s’attingono nuove prove per arguire il carattere degli avvenimenti del 1382. Nel documento riflettente il castello, il conte Ugo ha lasciato vera attestazione che l’usurpazione di quell’anno era stata sua e che egli considerava Trieste come una terra conquistata da lui anche e specialmente per sè stesso. Infatti egli chiese di costruire la fortezza dominatrice a sue spese c coi suoi danari (« mit seinselbes kosten und gelte »). Dunque egli violava il privilegio di Graz, perché non si considerava capitano del Comune a modo di podestà: si conduceva invece da padrone, faceva come se la città fosse suo feudo e in essa attendeva a tiranneria. Gli avvenimenti che, tra il 1382 e il 1420, sconvolsero la vita della Patria, finché Venezia riuscì a conquistare e a redimere il Friuli occidentale e gran parte dellTstria interna, resero più facile ai duchi di Austria di non essere disturbati nel loro dominio su Trieste. Ma non distrussero punto né l’anima latina della città, né il suo grande amore di libertà.