xi r. LA CONGIURA DEI RANFI Nel secolo xiv Trieste si avvicinò sempre più al Friuli, sino a essere considerata membro effettivo della Patria. Questo determinò le sue relazioni con Venezia, rendendole diverse da quelle dellTstria, a cui geograficamente e storicamente pur sempre apparteneva. Lo stesso fatto fu cagione delle molte sventure e dei molti guai ond’ebbe a soffrire, mentre le città istriane rimanevano relativamente più tranquille. Se questa lenta, ma costante attinenza al Friuli sia dovuta anche agl’influssi esercitati in essa da elementi ladini che stavano nella città e nel suo territorio e che traspariscono nella toponomastica, qua e là ladina, e nel dialetto, non sapremmo dire. Non possiamo calcolare l’entità, né gli effetti di tali elementi, che forse acquistarono importanza soltanto in seguito agli avvenimenti. La città, nel xiv secolo, fu teatro di lotte interne; oscillò, nella politica, tra Venezia e il Patriarcato, cercando di stare unita a questo il più che potesse, e divenne mèta, quindi preda degli stranieri, che appunto poterono più facilmente prenderla per l’incertezza geografico-storica della sua posizione sospesa tra lTstria e il Friuli e per lo strazio che in essa facevano le varie forze politiche lottanti nella Giulia e concorrenti in essa come a un centro focale. Sentì il contraccolpo di tutti gli avvenimenti del Friuli e di tutti quelli dellTstria. Doveva vivere del mare e in esso trovava i sudditi di Venezia. Doveva commerciare in terraferma e quivi trovava da una parte Friulani, dall’altra barbari. Circondata dalle signorie straniere, che le sventure dei secoli precedenti le avevano messo addosso sui Carsi, fu ghermita da una di queste in un momento di esaurimento, venuto dopo lunghe lotte e dopo troppo aspre