228 GLI STATUTI DEL 1365 rotare la vita economica di Trieste. Ottenuto nel 1364 l’omaggio di pieno vassallaggio dai Duinati, Casa d’Austria ebbe nelle sue mani tutta la fascia confinale d’Italia, comprendente i Carsi sino a Fiume, coi passi del Pero e di Prevaldo. Il Comune, nel frattempo, era ritornato ai podestà veneziani, richiamando nel 1362 il vecchio Pietro Badoer, già stato altre volte ad regimen nella città. E si fece governare da podestà veneziani sino al 1367. Lo premevano sempre più serratamente Duinati e Austriaci ed era alla loro mercè per i traffici. Nel 1364 avrà avuto contezza delle aspirazioni che il Re d’Ungheria nutriva sullTstria.dal che avrà sentito farsi sempre più incerta la sua situazione. Si teneva in buone relazioni col Patriarcato e quando fu elevato alla cattedra Marquardo di Randek, lo ricevette (1365) con tutti gli onori. Ma rimaneva a regime di podestà veneziani, coi quali cercava di riparare molte piaghe delle guerre recenti. Nel 1365, podestà Zanino Foscari, fu deliberata e portata a fine una nova compilatio degli Statuti. C’era nel testo precedente ancora qualche confusione, c’erano delle contraddizioni, delle ripetizioni, nonché delle addizioni disperse senz’ordine: il che non permetteva di amministrare sollecitamente la giustizia. Fu chiamato da Venezia il dottor Paolo Foscari, valente giurista, fu eletta una commissione di sei cittadini — i messeri Giuliano dei Giuliani, Facina di Canziano, Francesco dei Bonomi, Andrea Pace, Gretto de Gretti e Nicolò dei Petazzi — e s’incaricarono dell’opera di revisione. Finita dentro l’anno, quand’erano giudici Ettore di Canziano, Bertolino Botez e Corvo Bonomo, essa fu approvata dal podestà e dal Consiglio maggiore. Il nome di Zanina Foscari, che sta in capo agli Statuti, è veramente quello d’un honorabilis et potens vir, poiché egli fu, come ricorda l’Hortis, oratore al Re d’Aragona e al Pontefice per il Doge, capitano d’armata contro i Genovesi e podestà di Padova, di Treviso e d’Asolo. Fu avo del Doge Francesco Foscari. Il Comune di Trieste ebbe particolare fiducia in lui (una volta gli affidò in deposito duemila ducati d’oro) e i cittadini portarono amore e rispetto a questo Veneziano, tra i più insigni del suo tempo, che vollero ripetutamente a capo del Comune, potestas prò Comune. Le relazioni tra la città e la Serenissima erano pacifiche e cordiali. Parecchi Triestini erano stipendiarii, cioè soldati al servilio della Repubblica. Fra essi Giovanni de Ghenana, sta:to agli stipendi in Dalmazia,