134 « COMUNE TERGESTINAE CIVITATIS » parte precipua nell’affrancamento della vita comunale: quella più ricca, da cui i vescovi avevano tratto i loro vicari, che aveva feudi minori da loro o da altri e che aveva dato i magistrati, i giudici, alla città. È quella che per altre città fu detta la « classe consolare » e che per Trieste, data la modestia del suo circuito e delle sue ricchezze, si può presumere assai ristretta e formata da mercanti e ben poco da soldati. Vi arrivavano anche plebei arricchiti, come è indicato dal trovarsi famiglie con nomi plebeissimi (ad es., i Cacarini e i Cono) fra le più autorevoli. Il primo documento che mostri il Comune Tergestine civitatis nella sua piena individualità è uno del 1139, contenente la soluzione d’una lite di confini, sorta appunto tra il Comune e il conte Dietalmo di Duino. Il Comune è rappresentato dal gastaldo Ripaldo, da tre giudici, Vincenzo, Aimone e Adalgero, e da dodici boni homines. Invero si è citato proprio questo documento per negare l’esistenza del Comune nel xii secolo, asserendo che il gastaldo fosse senza dubbio un funzionario messo alla testa della città dal vescovo, di sua autorità e come suo rappresentante. Si è confuso però il gastaldo col vicedomino, per quanto riflette la carica in sè stessa, e si è disconosciuto che il gastaldo Ripaldo del 1139 non esercitava punto l’autorità vescovile sulla città, non era un vicedomino, né lo sostituiva con altro nome, ma che rappresentava la comunità del popolo triestino. Il gastaldo del 1139, difatti, non era più il gastaldo longobardo o franco, come il conte dei liberi comuni dalmatici non era punto il conte del regime feudale. Esso faceva parte del collegio dei giudici, cioè delle supreme cariche cittadine perpetuanti quelle del municipio romano, e stava a capo della comunità, ove sostituiva con nuovo nome e probabilmente con qualche nuova funzione quel locoposito dell’epoca anteriore, che già il Mayer riconobbe non essere stato nelle città istriane un funzionario imposto dall’autorità regia, ma un’autorità scelta dai cittadini. Come capo d’una città, il gastaldo fu particolarmente caratteristico solo negli organismi civili di quelle terre veneziane, da cui non è possibile staccare il territorio istriano, mentre le sue tradizioni poggiano sullo stesso fondamento romano-bizantino. Anzi il gastaldato si affermò nelle città istriane, da Trieste a Pola, nel tempo che l’Istria e il ducato di San Marco più strettamente si legarono nel campo politico. Non c’è nessuna ragione positiva, onde supporre che il gastaldo di Trieste fosse