122 CARATTERE DELLA SIGNORIA VESCOVILE nare la città italiana, aveva bisogno degli elementi cittadini, coi quali componeva le strutture deH’amministrazione e del governo. L’antiqua lex non andò cassata: Trieste non fu e non divenne neanche allora un feudo del vescovo, ma rimase sempre una civitas, un organismo di uomini liberi con ereditari diritti municipali. La Chiesa aveva possessi che infeudava ai suoi vassalli e dentro le mura (come appare da un documento del 1172) e nel suburbio: ma tra il vescovo e la città non esistette neanche nel xi secolo un nesso di feudatario e feudo, come a esempio era tra il Patriarca e Muggia. Questo si vede sopratutto dai documenti del xii-xiii secolo, non risultando che il vescovo riscotesse il fodro reale, né che i cittadini fossero obbligati a fare la guerra per conto Suo, né ancora che vi fossero uomini o gruppi, dentro la città, che potessero sottrarsi agli obblighi assunti verso gli esterni dai suoi rappresentanti, dai suoi homines o dai suoi giudici. I documenti del xi secolo sono muti circa l’ordine delle classi sociali: non è tuttavia da dubitare che vi esistessero, se non grandi feudatari, vassalli minori, che avevano dalla Chiesa triestina o da altri principi piccoli feudi nella campagna o benefizi d’altra specie, possedendo sempre casa e beni allodiali nella città. Da questa classe, che dava alla città gli uomini che l’amministravano secondo le antiquae consuetudines, il vescovo avrà tratto i suoi più alti funzionari, gli advocati o i vicedomini, dei quali primo ricordato è, nel 1072, 1’« avvocato » Giovanni, seguito nel 1080 da un Bertaldo. Mancò, per quanto si può arguire, una feudalità campagnola intorno alla città, atta a influire sulla vita pubblica, ancorché sia facile che nei castelli, poi comunali o vescovili, di Moncolano (Contovello), San Servolo, Prosecco e Moc.cò vivessero dei signori feudali. II carattere della vita cittadina si può conoscere, per riflesso, da quella di Capodistria, dove nel 977 e nel 1035 furono riconfermate ai cittadini da diplomi, speciali « la legge e le consuetudini di diritto con le quali erano vissuti i loro antichi ». Nel 1035 tale conferma s’era avuta proprio in opposizione al rappresentante dell’autorità regia. Capodistria invero dipendeva dallTmpero mediante l’obbedienza al marchese d’Istria. A Trieste, che dall’organarsi del governo intorno al vescovo era fatta Stato immediato dell'impero, l’antiqua lex aveva anche più fondate possibilità di mantenersi, essendoché vescovo e cittadini