LA RIVALITÀ CON LE CITTÀ ISTRIANE 351 transiti, l’interesse delle città istriane, minacciato dall’illeggittimo forzamento delle strade e dalle violenze dei Triestini, quindi per difendere il suo prestigio di Dominante. La rivalità era puramente fra Trieste e Capodistria e Muggia e Pirano e non veniva nemmeno da un’azione diretta delle città istriane, bensì dal fatto che i paesi austriaci preferivano i mercati istriani a quello di Trieste. La Repubblica (che quell’anno rifiutò anche Fiume, che le era stata offerta) reagì come naturale protettrice dei suoi dominii, invocata dagli Istriani. Nelle dichiarazioni ufficiali veneziane si vede sempre la città « infestissima alla fig. 86: pozzo comunale del xv secolo (al Lapidario) pace dei sudditi veneti ». Venezia tentò averla dall’imperatore per danaro, ma non pensò punto a conquistarla con le armi. Il Senato veneziano dichiarò esplicitamente all’Henderbach, oratore imperiale, che non avrebbe fatto alcuna cosa contro i diritti imperiali. E anche più tardi il Senato affermava che « non voleva in nessun modo contrastare alla Maestà imperiale il suo dominio e la sua giurisdizione di Trieste » e che anzi voleva e augurava che « essa rimanesse sempre all’impero della Sua Maestà come questa desiderava ». Una era la causa della guerra, come si dichiarava all’oratore imperiale: la maledicta strata, le quistioni sorte per quella maledetta strada del Carso. E se v’era un interesse particolare di Venezia, quest’era tutto e solo morale: era nel suo diritto,