Il nido dell’ ‘‘‘'Aquila” 125 retti alla caccia dell’oro nella valle dell’Yukon, e che parevano perduti. « E dire che tanto lo avevo sconsigliato dal fare una simile speculazione! In proposito ci siamo persino bisticciati e mi ha detto che ero testardo ». Più tardi si conobbero particolari esatti: « I giornalisti americani, accennando al disastro della nave che portava la spedizione del Duca degli Abruzzi (si salvarono poi tutti e cinque i componenti la comitiva), parlano dei viaggi del Principe fatti e progettati e dicono che il servizio di “Cap-tain Cagni” non è una sinecura. Naturalmente uno l’ha scritto e tutti gli altri lo hanno ripetuto. Non ti posso mandare, come ne avevo intenzione, i pezzi di giornale, perché li ho fatti leggere al Principe ed egli li ha stracciati e buttati nella cesta ». Per constatare le difficoltà della vita sui ghiacci i due inseparabili si diressero verso lo Spitzberg, attraverso l’Olan-da e la Norvegia, da Cristiania a Trondhjem a Svolvoer. Durante la monotona navigazione lungo i canali coperti da una grigia cortina nuvolosa, di tanto in tanto ragionavano pacati sulla futura spedizione. « Il tentativo dell’americano Wellman, che tutti ritengono qui riuscirà infruttuoso, ci ha portato sul discorso che io non provoco mai perché non voglio aver l’aria né di spingere né di ritirarmi ». Avvertiva che il Principe aveva già ottenuta l’autorizzazione del Re per il suo tentativo e che non credeva che qualche ministro potesse o volesse farvi opposizione « per la quale non gli viene nulla in tasca. Credi pure che nel mondo, e in ispecie in quelle alte sfere politiche, il solo movente è il proprio interesse e, all’infuori di questo, una profonda indifferenza». Imbarcati sul “Waa-gan ’ ’ raggiunsero Hammerfest e lo Spitzberg sopra un mare agitatissimo. Durante la traversata Cagni continuò a spiegare nelle lettere alla fidanzata, che lo reclamava a sé, i doveri della sua situazione: che il suo era un incarico di fiducia; che se non lo avesse assolto in pieno « tanto varrebbe lasciare la carriera. E se sto vicino a lui bisogna bene che viaggi, che giri, che io faccia quello che egli fa e quello che nel suo interesse io stesso mi credo in dovere di consigliargli. Questo è il rovescio della medaglia, mia cara,