TUMULTI E DISCORDIE INTERNE 333 ritenuta contraria agli Statuti e giustificata solo in occasione di pericolo cittadino; da altri era temuta o odiata per il rigore con cui esercitava i suoi poteri eccezionali e serviva gli interessi dei gruppi da cui emanava; da altri infine, era sostenuta con forza per ragioni di partito o di tornaconto. Onde discordie, odii, fazioni, schiamazzi, tumulti, condanne e esilii. Il collegio della Balìa, resistendo, naturalmente aumentava la sua potenza e i suoi rigori e trattava i suoi affari con fig. 83: bassorilievi del xv secolo (Museo di storia e d’arte) una secretezza e con una risolutezza, che sembravano imitati dal veneziano Consiglio dei Dieci. Ma l’insuccesso della grossa vertenza per l’episcopato doveva colpire in pieno il collegio, che ne aveva tutta la responsabilità. I tre nobili mandati in esilio erano speciali fautori, pare, dell’arciduca Federico. Essi infatti non si rassegnarono al bando e si appellarono a quel signore, invitandolo a intervenire contro la Balìa. Federico chiese allora fosse ritirato il bando e liberato il Petazzi che era in carcere. L’ordine fu portato dinanzi al Consiglio maggiore per vedere se si dovesse accettare o respingere. Dopo lunga e agitata