IV OPERE DI MISERICORDIA Appena arrivato il comandante mandò a terra la compa- l gnia di sbarco, i medici e l’ufficiale del genio navale con tutto il personale tecnico disponibile per una immediata ricognizione. I carpentieri erano forniti di attrezzi prelevati da quella officina di bordo che Cagni aveva voluto in efficienza ancor prima che la “Napoli” andasse per mare. Pur scaricando tutto il materiale disponibile la nave non rimase sfornita dei mezzi e degli uomini occorrenti per le manovre poiché il mare agitato poteva rendere necessario qualche spostamento. Quando Cagni sbarcò si ripetevano ancora, sotto una pioggia continua, le scosse di terremoto. Quelli di bordo ebbero la consegna di non imbarcare nessuno: dura consegna, ma necessaria per evitare con l’invasione dei profughi la paralisi del centro dei soccorsi. L’ordine parve infatti crudele a tutta quella povera gente sconvolta, affamata, seminuda che subito si accalcò su galleggianti ai fianchi della corazzata urlando la propria disperazione e invocando ospitalità. Fu respinta con fermezza ed avvertita di rivolgersi al comandante, a terra. Fu questa la prima e più faticosa vittoria dovuta alla previdenza del capo e ispirata all’interesse comune, mentre a Messina su altre navi non si ebbe cuore di resistere all’impulso della pietà, ma si dovette poi subire il disordine di una caotica invasione che pregiudicò e paralizzò in gran parte l’opera di salvataggio. In poche ore Cagni provvide alle necessità più urgenti con metodo freddo: dispose che il pontile per gli sbarchi fosse irrobustito, poi fece sorgere un posto di medicazione a cavallo della ferrovia perché, essendo il luogo elevato, non sarebbe rimasto allagato. Lanciò fra le macerie squadre di salvataggio, fece cercare e riunire le autorità, i militari, i funzionari sopravvissuti invitandoli a guidare i ma-