CROCE ARGENTEA DEL 1383 303 È di lamina e riveste una croce di legno forse più antica che, dipinta sul retro, mostra su fondo scarlatto un soave Crocifisso nimbato d'oro, di tipo postgiottesco, pendente da una croce nera. L’opera d’oreficeria ha il Cristo nel mezzo, piccolo rispetto ai bracci della croce e col corpo piegato alla maniera gotica. Alle estremità dei bracci laterali i busti della Madonna e di Giovanni piangenti. Sul braccio superiore un angelo che tiene il libro della legge. Fra questo e la tabelletta dell ’inri uno smalto traslucido a sei lobi con una strana figura di demonio, mezzo uomo in giubba e mezzo bestia con grossa coda. Altri sei smalti sono nei bracci, alcuni molto guasti: contengono tutti una imagine di dragone alato. Sotto il Cristo è una figura a mezzo rilievo di donna inginocchiata, in atto di preghiera, tutta avvolta nel suo mantello. Più sotto ancora una tabelletta votiva con lettere dorate su fondo di smalto nero: MCCCLXXXIII. DONNA ALDA QULIAN. La lamina, resa ruvida nel fondo con una fitta punteggiatura, è molto vagamente ornata di svelti rametti con piccole foglie terminate o in pigne o in melagrani che hanno resti di smalto. Anche i fianchi della croce sono coperti di lamina a fregio di girali, con foglia dentro ogni cerchio e con ghiande. La croce è finissima opera d’oreficeria di gotico italiano. Per alcuni dettagli di stile si ricollega ai paliotti trecenteschi del Tesoro di San Marco (in quello del 1364 ci sono figure di sante che assomigliano all’immagine della Giuliani e in quello senza data c’è il fregio con le ghiande) e all’arca di San Simone in Zara (1380). Ma fuori di queste concordanze, è opera che sta a sè. Forse in quella che chiamiamo l’imagine di donna Alda è un tentativo di ritratto. Questa facile supposizione e il vedere il nome della donatrice scritto nella forma dialettale (Qulian) ci seducono a stimare che la bellissima croce sia stata eseguita a Trieste. Un maestro Cristoforo orefice è nominato nel 1361. Un Domenico aurifex nel 1363. Un magister Stefano aurifex appare dopo il 1370 e è forse lo stesso che è ricordato negli Statuti del 1350. Altri nomi non conosciamo; né abbiamo altre opere per fondare meglio la supposizione su espressa. Nel Museo civico si vede un oggetto degno di nota: una custodia di sigillo, in forma di piccola urna poggiata su tre leoncini, il cui coperchio reca in rilievo dentro un pentagono la Crocifissione e un’iscrizione esaltante l’elemosina. Appartenne al vescovo Angelo Canopeo (1370-1:383) e trovasi attribuita — ignoriamo perché — dal vecchio catalogo del Museo a un maestro Buseto da Bologna (fig. 80).