SUPERBIA E ANGUSTIE DELLA CITTÀ 237 nemici prima che finissero quei pochi giorni. Ma altre delusioni seguirono presto a così audaci speranze e i cittadini dovettero accorgersi d’essersi imbarcati senza il biscotto. Il Comune, non avendo danari per pagare gli stipendiarli friulani, cercò di accaparrarsi il favore di alcuni dei loro capi persino dando loro in moglie, come narra il Redusio, alcune ricche vedove della città. Ma inutilmente. I Friulani che erano dentro se ne andavano e perché il Comune non poteva mantenere i patti e perché i fìg. 59: rosone di san Pietro (xiv secolo - al Lapidario) sudditi del Patriarca erano seccati delle misure prese per la difesa, alcune delle quali li avevano danneggiati. Qualcuno di loro era finito anche in prigione. Il de Portis intanto falliva nel suo tentativo e rimaneva in secco. Alla fine del mese, speculando sul disordine che durava nella bastita veneziana, gli assediati la attaccarono con una sortita diperata. Senonché, perduti parecchi tra morti e feriti, si dovettero ritirare « con la testa rotta », jracto capite, dice il Michiel. Dentro Trieste erano rimaste al massimo cento barbute al fianco dei cittadini, ma il Michiel non vedeva buona la sua situazione. Nella