RESA A DISCREZIONE 243 dell’altra bastita. Assistettero però dalle mura e dalle torri alla disfatta dell’esercito, in cui avevano riposto l’ultima speranza. Quando lo videro levare il campo e partire con le pive nei sacchi insanguinati, compresero che l’ultima ora era sonata e che, ad onta di tanta e così meravigliosa resistenza, erano vinti. Dopo quasi undici mesi d’assedio, decisero la resa a discrezione. I rettori Iacopo Balazio, Nicolò Venier e Andrea de Ottoboni, a nome del Comune, il 16 novembre mandarono al Loredano quattro ambasciatori, ser Rizzardo de Bonomo, ser Giuliano de Giuliani, ser Bonaffé Grasso e ser Domenico Burlo, accreditandoli con una formula di pieni-potenza esagerata, ma giustificata dal precedente del 1368. Il 17 novembre, nella bastita delle Settefontane, fu firmato l’atto della capitolazione. I rettori, il Comune e l’università dei cittadini confessarono di aver gravemente e più volte peccato contro il Dominio ducale e contro, i patti, violando la fedeltà. Ma, quia humanum est peccare, angelicum autem emendari, poiché se umano il peccare, è angelico il correggersi, supplicarono il Doge e il Comune di Venezia di accettare la dedizione piena del Comune di Trieste. Chiesero salve le persone e le cose, che fosse permesso a loro di conservare gli statuti comunali e di governarsi con quelli e che il Dominio ducale promettesse di difenderli contro qualunque persona de mundo. Gli conferirono quindi il « pieno, vero e libero dominio col mero e misto imperio e con ogni giurisdizione ». La Signoria accettò di conservare gli statuti, riservandosi di mutarli o di correggerli a suo beneplacito e accettò la capitolazione. Quaranta cittadini dovettero andare in esilio, designati come specialmente rappresentativi della parte antiveneziana e responsabili degli avvenimenti dolorosi. Certo li accompagnò la maledizione di molti cittadini, di quanti piansero la morte dell’indipendenza comunale, dovuta alla folle provocazione verso una Repubblica così potente, che mai sino allora li aveva voluti soggiogare. Andarono in bando Michele de Ade, Domenico de Leo, Piero de Armano, Omobono Burlo, Nicolò Messalto, prè Iacopo, Accarisio di Francesco, Facina di Canziano, Andrea de Ottoboni, Francesco Corvo, Bertolino Botez, Natale dei Giudici, Tomaso Gremon, Ettore di Canziano, Giuliano dei Giuliani, Natale e Nicolò Sizza, Iacopo Balardi, Giovanni Cigotti, Nicolò de Listiza, Nicolò de