312 LA LEGGENDA DI DANTE dialetto ladino è indubitabile: ma non lo diremmo friulano, sì bene istriano, localizzato specificatamente solo a Trieste e a Muggia o forse, allora, nell'alta Istria. Però nei documenti triestini il veneto orientale ha l’assoluta prevalenza e essi si distinguono sempre dai friulani. La dimora, anche temporanea, di grandi o insigni Italiani conferisce un tono di particolare nobiltà all’ambiente culturale dell’antico Comune. • La tradizione vuole che venisse a Trieste anche Dante Alighieri. Quivi era stato podestà, nel 1305, Giovanni Quirini, creduto il poeta amico di Dante; vi abitavano Corso Ristori, suo compagno di fede e di esilio, nonché alcuni degli Agolanti, suoi familiari. Ma la tradizione, in sè stessa opera significativa di spiritualità tutta italiana, non ha alcuna prova se non nel cenno del Boccaccio, ove questi ricorda la visita fatta dal Poeta agli antra Iulia, alle grandi caverne della Giulia. Ricordiamo qui l’invito che il Boccaccio ricevette nel 1363 dal Petrarca per una visita comune a Trieste e a Capodistria. La visita non fu poi effettuata. Venne a Trieste Fazio degli Uberti e lasciò memoria nel suo Dittamondo: Vidi Trieste con la sua pendice E questo nome udii che gli era detto Perchè tre volte ha tratto la radice. Un grande Italiano fu podestà del Comune dal 1333 al 1334: Andrea Dandolo, poi Doge di Venezia, nobilissimo per quanto fece politicamente, ma non meno per l’opera di storico della patria sua. Abbiamo già vantato i più insigni podestà venuti dalle Lagune: Zanino Foscari e Marco Morosini. Altri, ricordati dall’Hortis, vennero a noi dagli splendori della vita comunale e da quella universitaria: Simone degli Enghel-fredi, padovano, Paolo de’ Solimani, bolognese, Giovanni da Vigoncia, « dottore in legge grandissimo » e Schinella de Dotto, padovani l’uno e l’altro, illustri nella scuola del diritto e nell’esercizio di alte cariche presso Comuni e presso Signorie. Coi podestà venivano alti giuristi, specialmente dopoché la giudicatura passò dalle mani dei giudici eletti in quella di giurisperiti pratici delle leggi, scelti tra gli scolari delle università italiane. Ogni anno, insieme al podestà, si cercavano nelle scuole o negli altri comuni