144 PRIVILEGI E ORGANI DEL COMUNE una parte eguale al vescovo nel diritto di zecca e nel conio delle monete. Le prime monete triestine (denari) furono battute nel 1202 e 1203 e sono anonime, di due tipi: l’uno coniato, sembra, nel tempo del vescovo Rapicio, l’altro certo durante il vescovato di Gebardo, di cui c’è un terzo conio non anonimo. Esso reca da una parte il nome e l’effigie del vescovo stesso, ma dall’altra il nome della città (civitas Tergestum) e un emblema di tre torri- stilizzate o di tre torri con sotto l’effigie di san Giusto — emblema che ci sembra essere la forma più antica del sigillo comunale — appunto per indicare l’indiviso e eguale diritto delle due autorità, quella imperiale e quella comunale (cf. fig. 40). Consimili a queste prime, nei segni della sovranità, sono le monete battute fig. 40: monete triestine del jiii secolo negli anni seguenti, dette del tutto impropriamente « vescovili », perché sono a un medesimo titolo e per altrettanto diritto insieme vescovili e comunali. La direzione suprema del Comune era già allora alternativamente nelle mani o d’un podestà 0 di due rettori e il regime forse mutava ogni quadrimestre. Nel 1233, in agosto, si parla di « rettori o podestà » e di « podestà o consoli ». Infatti all’8 agosto ci sono due rettori e un procuratore del Comune. Nell’ottobre, terzo quadrimestre, si parla, in una carta veneziana, soltanto di podestà e non più di rettori. In una carta triestina dello stesso ottobre il capo del comune è invece detto gastaldo ed è quel Mauro che conoscemmo col titolo di podestà nel 1216. Il popolo — come complesso di quelli che erano cittadini e avevano casa in città — era convocato nell’arrengo o assemblea pubblica. Una assemblea popolare è quella che giurò nel 1202. Egualmente nel 1233, per giurare un patto con Venezia, si convocò un’assemblea di popolo, la « pubblica concione ».