V PER L’ESERCITO Intanto Gabriele d’Annunzio, tenente volontario di guerra, era stato destinato al Comando della III Armata. Di passaggio per Venezia aveva finito col restarvi per partecipare ad azioni belliche marinare ed aeree. Il 23 luglio andò agli Alberoni e sali a bordo del “Pisa” insieme al coetaneo ammiraglio, e prima di lasciare l’incrociatore volle fissare il valore di quell’incontro in belle parole scritte sull’albo di bordo: « In questo tempo di miracolo, in cui, come questa nostra Venezia, l’Italia, pur tanto bella, rivela una nuova e più animosa bellezza, è tuttavia straordinario evento che il poeta della gesta d’oltremare si ritrovi su questa bella nave con colui ch’egli chiamò: “ Messo della gesta d’oltremare e precursore degli eroi rinati ”, celebrando La battaglia presso la sorgente. “Ti canto, eroe, per l’anima futura”, disse egli allora. Ora quell’anima futura è presente, è- la vostra, è l’anima di questa nave, è l’anima di tutto l’equipaggio, è la chiara, infiammata, irresistibile anima d’Italia, è l’anima del nostro patto, è l’anima della nostra guerra per la vita e la potenza. “Ti canto, Aurora”, egli disse. E l’Aurora è nata. Aurora sanguigna e perigliosa, da cui scoppierà lo splendore del sole novello sul mondo. Oggi, su questa nave da battaglia, dinanzi all’eroe del deserto polare e del deserto libico, tra il fiore dei marinai d’Italia, si può ripetere con più sicura fede: non è necessario vivere, ma si scolpire la statua della più grande Italia e sollevarla sopra la più dura pietra del Carso in vista dell’interamente e per sempre liberato Adriatico. Questo è necessario ». In quello stesso giorno D’Annunzio e Cagni avevano salutato alla stazione i superstiti dell’ “Amalfi ” che l’ammiraglio aveva avuto l’idea di impiegare nelle operazioni terrestri, come reparto speciale armato di due batterie. Ambedue 22.