1 SENTIMENTI DELLA CITTÀ VERSO IL DOMINIO 389 di affari pubblici, umanista tra i più colti, figlio di quel Gianantonio che nel 1468 era stato appiccato al poggiuolo del palazzo comunale. Federico III, alla cui Corte aveva vissuto, gli aveva conferito anche (1478) il cancellierato del Comune di Trieste: Massimiliano, apprezzando altamente il Bonomo, gli aveva confermato tutte le cariche. Ma Pietro, fedelissimo dellTmperatore, era in collera coi suoi cittadini. Onde scriveva, nel 1496, alla comunità: « io vedo che tuti vi fate bruschi per li cantoni, ma dove bisogna non è homo ardisca aprire la bocca ». Ricordava che alla Corte c’erano persone che volevano privare d’ogni vita Trieste e queste accusavano la città di infedeltà e di disordine. « Chi tira in qua, diceva la denuncia, chi in là: et non è homo che attenda al ben pubblico et voi tuti ogni zorno do-ventati più inobedienti et quasi non volete cognoscere et Re per vostro superiore... ». Nel 1498 Làzzaro Torondolo, x\ndrea Rosso e Francesco C.avri-sano uccisero «il milite del prefetto», che era il capo della sicurezza pubblica. È ùn sintomo della situazione. Duravano profondi i rancori per le stragi e per la miseria sofferte; duravano vivi i ricordi del 1469. In un processo del 1499, riguardante l’eredità di quel Fisnich che nel 1468 era stato impiccato dai cittadini, interrogato Antonio degli Aldegardi perché il Fisnich avesse avuto quella pena capitale rispose: « perché era stato fig- 93: Santo Evangelista (14160 1418, al Museo di villa Basevi)