TRATTATIVE PER LE RIPARAZIONI 233 furono spediti, i primi di agosto, a Venezia per «implorare grazia e misericordia » e per dichiarare i Triestini « pronti a obbedire come veri e antichissimi vassalli del Doge e suoi umili servitori ». Il Senato veneto pose dure condizioni: rispettassero tutti gli obblighi e quelli statuiti dalla pace di Treviso e quelli più antichi; conse- fig. 58: la chiesa di san Pietro (xiv sec. - da vecchia fotografia) ugnassero la nave contrabbandiera col suo carico, il capo della turba che aveva assalito la fusta, più dodici del Consiglio maggiore designati dal Doge e i due giudici, Leo e Ade, che sarebbero processati a Venezia e messi a confino. La città doveva ricevere allora e a ogni elezione di Doge il vessillo di San Marco e tenerlo spiegato per un giorno sul Palazzo sopra la piazza, ripetendo tale esposizione ogni anno il dì di Pasqua. Il Canziano ritornò a Trieste con un ultimatum di otto giorni, per persua-