LE ARTI, LE INDUSTRIE E LE CORPORAZIONI 173 « pilizari », cioè conciapelli; diversi « caligari », Calcagno, Leonardo, Vitale e un Selnich; il « beccar » Vecellio; un « bragher » (calcifex in altre carte) segnato con la sigla M.; infine un Colmàn « cappellar » e un T. « tessutor ». Altri documenti del xm secolo nominano mestieri e arti: ricordiamo (1251) un « tabernarius » Everardo o un Leonardo « maestro barbiere » (1292), forse insieme barbitonsore e cerùsico, cavadenti e salassatore. Nel patto del 1253 tra il vescovo e il Comune, il primo cedette il « diritto dei calzifici » e quello della « pelliparia », vale a dire le tasse che riscoteva sull’industria dei « bragheri » (fabbricanti di calze o meglio di calzoni) e su quella dei conciapelli. Questo presuppone che tali industrie avessero una certa importanza. Gli Statuti del 1318-1319, che anche in questo rispecchiano le condizioni del secolo precedente, offrono l’elenco quasi completo delle arti esercitate allora nel Comune: sono i panicòcoli o fornari, gli osti, i caligari, i muratori, poi marangoni (carpentieri), sarti, fabbri, « lavoratori della terra », collettori delle olive, tessitori, beccari, tintori, barbieri, venderìgule o tricóle (rivendugliole o trecche), pescatori, torchiari, orefici, brigenti o facchini, l’arte della butiglaria (cioè dei bottai), l’arte della busecaria (lavorazione delle busecchie) e altre. Non apparisce che vi fossero molti marinai o che avessero una qualche importanza: nella città, come sarà anche nei tempi posteriori, il popolo minuto era formato sopratutto da contadini e da salinaroli. Naturalmente appariscono nei documenti anche le professioni libere e troviamo avvocati, medici, mercatori, apotecari, sensali 0 meseti, ecc. Abbiamo già ricordato le corporazioni annoverate con nome religioso. A Venezia le scole o arti ebbero come prima fase le confraterne religiose, formate ciascuna da persone appartenenti o a una stessa classe o a una stessa categoria professionale. A Trieste, mentre tutti gli esercenti un’arte sottostanno alle imposizioni d’un solo e comune capitolare, come nelle scole di Venezia, non si trovano altre corporazioni di mestiere se non le fradaie — dette talvolta anche qui scole — poste sotto l’invocazione d’un santo. Nel 1308 esistevano — dunque provenivano dal xm secolo — le fraterne di san Giuseppe, del Sacramento, di san Sergio, di san Pietro