I PATTI DEL CONCORDATO DI GRAZ 277 si ricordi la maxima turbatio dell’agosto-settembre, lo stato della città, che aveva subito la violenza e che, vinta nella lotta, era stata messa dinanzi a una situazione almeno temporaneamente irreparabile. Il preteso atto di dedizione, perciò, non è altro se non un diploma, con cui si accetta la resa d’una città, un privilegio con cui si elencano le concessioni che le si facevano. E i patti sono invero così vantaggiosi per i Triestini, implicano tanti riconoscimenti di libertà e di autonomia, che ci sembrano di per sè stessi mostrare unicamente delle concessioni assentite per calmare le ostilità. Il precedente del 1369 sta a provare a quali condizioni si sarebbe obbligata la città, se avesse avuto quel bisogno di protezione che si volle affermare, ignorando la storia. Ecco i principali punti delle stipulazioni di Graz, concordate probabilmente con Ugo di Duino a Trieste: a) il duca difenderà la città, non la venderà e non la alienerà; b) il duca nominerà un capitano, che potrà rimanere in carica finché piacerà a lui; c) il capitano terrà due vicari utriusque iuris, sarà pagato dal Comune con 4000 lire annue e avrà obbligo di governare la città secondo i suoi statuti, che rimarranno validi e fermi anche per i posteri; d) per le sentenze del capitano non vi sarà appello al duca, ma a ufficiali particolarmente designati dal Consiglio maggiore; e) di ogni condanna pecuniaria, la metà spetterà al duca; /) il duca incasserà dazi, gabelle e dogane che spettavano al dominio della città, e questa, il giorno di san Giusto, gli offrirà ogni anno cento orne di vino ribolla; g) il duca si riserva il diritto per sè e successori di imporre dazi sulle importazioni e sulle esportazioni in transito: franco sarà il vino ribolla nell’esportazione e, nell’importazione, tutto quanto sarà destinato al consumo locale; li) la città sceglierà il Consiglio, i giudici e le altre magistrature comunali, secondo gli Statuti; i) ai cittadini non saranno imposti nuovi pesi tributari, se non d’accordo tra i duchi e i cittadini stessi. Queste le principali disposizioni del documento, scritto il « dì ultimo di settembre all’ora dei vesperi o quasi» dal chierico Paolo von