LA FRONTIERA ITALIANA il convento e la chiesa di San Francesco fuori le mura, presso porta Cavana, dov’è ora la chiesa di sant’Antonio vecchio. Un convento di suore benedettine fu istituito nel 1278, « a petizione di donna Lucia e di altre sorelle », sotto le mura nei pressi del palazzo vescovile. Tra i cittadini nominati nel patto del 1202 figurano quattro magistri o maestri. Uno è detto Urso, gli altri sono segnati con le iniziali P., An. e M., probabilmente Pietro, Andrea e Marco. In quale professione fossero magistri non si dice. Capimastri, muratori, maestri carpentieri, pittori, lapicidi cioè scultori o musaicisti? o l’una cosa e l’altra? Era uno di loro mugister scolaruni, precettore della pubblica scuola? Il primo magister scolarum nominato nei documenti è un Ripaldo, l’anno 1209. Tra i magistri si devono annoverare anche i « muratori », che erano di solito costruttori. Ne cita alcuni il documento del 1202. Uno, di nome Vordilico, è ricordato nel 1265. Un magister Leo Salvatore figura tra alcuni testimoni nel 1271. Ricordiamo qui un maestro Iacopo de Trieste, fonditore di campane, che nel 1290 fece quella di san Silvestro a Cividale. Con le manifestazioni, di cui abbiamo veduto le ultime memorie che ci sono rimaste, Trieste si allineava alle altre città d’Italia nella conservazione e nella propulsione della civiltà. Manifestazioni modeste in sè stesse e poche, ma notevolissime se valutate in proporzione alla piccolezza del Comune, quale fu sino alla fine del Duecento. Ultima città italiana in faccia ai barbari e agli stranieri, l’esiguo popolo suo spiegava tutte le energie spirituali di cui poteva essere capace. E mentre viveva con la volontà e con lo spirito dentro la vita della stirpe, non dimenticava e effettuava che gli altri non dimenticassero, malgrado tante alluvioni barbariche e tanta rovina delle storiche e geografiche memorie, che la sua era terra d’Italia. Dopo aver fatto parte del Regno d’Italia di Berengario e dei successori, nel Sacro Romano Impero essa era città del regnum italicum, i cui confini erano sugli iuga Alpium, sulle cime delle Alpi. A distanza di un secolo Ottone di Frisinga, cancelliere del Barbarossa, e Riccobaldo da Ferrara concepivano ancora, giusta l’antica tradizione, come una sola unità veneta le terre che andavano sino alle Alpi Giulie. Sviluppatosi il Friuli col Patriarcato, fissava i suoi confini, cioè i confini d’Italia, sul displuvio