ESTENSIONE DELLA LIBERTÀ COMUNALE 139 Nel 1190 il clero e il popolo si allearono per togliere al Patriarca il diritto di eleggere il vescovo, che volevano riavocare a sè stessi, sottraendo così all’influsso esterno e riserbando alla città la nomina di quella che era ancora la suprema carica. Ricorsero anche al Papa, che (nel 1192) diede loro ragione e confermò il vescovo Voscalco che avevano eletto: anche questo fu un momento significativo della vasta libertà comunale già raggiunta dalla città. Sovrano, pur nell’alienazione della sua libertà, appare il Comune nel 1202. Rimaneva tuttavia nelle mani del vescovo una serie d’immunità, che rappresentavano la legittimità dell’autorità imperiale. Come in tutti i grandi e piccoli comuni d’Italia, anche a Trieste lo sviluppo delle istituzioni comunali era limitato da altre forze sovrane: per mezzo dei loro magistrati i cittadini assumevano in proprio e esercitavano liberamente molte attività sovrane, senza voler offendere 0 spezzare l’autorità del dominio spettante allTmperatore. Ciò non impediva che il Comune triestino, come gli altri, avesse in tutto il secolo xii funzioni di stato autonomo governato « dal comune e dal popolo ». Se anche il vescovo, per mezzo del suo vicedomino, esercitava ancora la giurisdizione superiore in nome dellTmperatore-Re, non per questo si diminuiva l’importanza degli istituti comunali, che non dipendevano dall’organizzazione giudiziaria, assorbita, dice il Solmi, molto tardi. Finché durò il regnum, il regno italiano del Sacro Impero, la legittimità di quella giurisdizione superiore non fu mai o quasi mai contestata. La lotta, che poi si aprì fra Comune e vescovo, non derivò da una pretesa di sovranità da questo elevata a danno delle libertà comunali, ma fu solo lotta del vescovo per difendere le sue ultime immunità e dei cittadini per distruggerle: tutto ciò quando non esisteva più in Italia un Re coronato a Roma, di cui il vescovo, in omaggio ai noti privilegi, si potesse considerare rappresentante diretto. Il regime dei giudici o consoli rappresenta un periodo di istituzioni più vincolate alle autorità regie. Il podestà rappresenterebbe invece una forma più sicura d’indipendenza; ma anche il podestà (proprio giusta la pace di Costanza) doveva giurare di solito fedeltà al Re o al Patriarca. Il primo che nei documenti porti il titolo di potestas tergestìnus, di podestà di Trieste, è uno nominato Mauro, nell’anno 1216.