XVI. L’USURPAZIONE AUSTRIACA Gli effetti della pace di Torino non durarono molto per Trieste: il 9 agosto 1382 la città cadde nelle mani del duca d’Austria per opera dei conti di Duino. Così si chiuse, per allora, la rotazione delle forze concorrenti e convergenti nel porto più interno dell’Adriatico. L’avvenimento, che segna certo uno dei momenti culminanti della storia triestina, fu fatto passare negli annali come « spontanea dedizione di Trieste all’Austria ». Nell’Ottocento, a fini politici, l’avvenimento fu celebrato con drammi e con monumenti, quasicché il duca d’Austria del 1382 fosse stato l’imperatore del xix secolo e i nessi politici d’allora equivalenti ai moderni. Uno scrittore socialista, per avvalorare la sua tesi che Trieste dovesse rimanere sempre e fatalmente congiunta all’Au-stria-Ungheria, affermò che Trieste s’era data all’Austria per « conservare il suo hinterland specifico »: volle così dichiarare l’atto del 1382 non solo una manifestazione della sua libera volontà, ma addirittura un atto di preveggente sapienza. Certo non commoverebbe di meraviglia la dedizione spontanea d’una città italiana a un signore straniero. Padova s’era data all’Austria nel 1319; Treviso (1338), Belluno, Gemona, Conegliano — per rimanere nell’ambito delle terre venete — avevano anch’esse chiamato i duchi d’Austria. Venezia, nel maggio del 1381, aveva di sua iniziativa consegnato Treviso al duca Leopoldo e i Trevisani gli erano andati incontro con grandi feste che fanno pietà, sventolando le bandiere austriache gelosamente salvate nella masseria del Comune durante i 43 anni della dominazione veneta. Ricordiamo per Trieste gli episodi del 1369 e il modo con cui la città s’era posta nel trivio, offrendosi a tutti.