tradimento e saccheggio 255 ciatosi una sera con quelli de extra, andò dal podestà e gli disse che il cane era rimasto chiuso fuori delle mura e che se egli non dava ordine al cavalier, cioè al comandante delle armi, che li vada averzer la porta, il cane sarebbe certo morto. Il Tron, nulla sospettando, avrebbe chiamato il cavalier e gli avrebbe detto: averzi e, quando la porta fu aperta, il cancelliere dalle mura avrebbe ripetutamente chiamato Tiner. Era la parola combinata: udendola, i Friulani, che si erano appostati, avrebbero fatto impeto sulla porta dischiusa e sarebbero penetrati in città. Questa la tradizione triestina, che certo contiene riflessi di verità. Cronisti contemporanei o quasi narrano che i Friulani e i Genovesi poterono avere una porta della città per tradimento. Ma dal documento della dedizione, di cui parleremo, appare che questo tradimento avvenne mentre i collegati davano l’assalto alla città (facto insultu), dunque in piena battaglia. Può darsi che a un gruppo di congiurati della parte antiveneziana fosse riuscito di farsi affidare la difesa d’una delle porte e che nel momento dell’attacco generale, invece di tenerla, l’aprissero. Friulani e Genovesi vi entrarono, ma la battaglia non finì. Il Chinazzo, cronista di quella guerra, narra che fu combattuto ancora dentro la città. I soldati che erano entrati si trovarono tosto a fianco tutte le fazioni ostili a Venezia: fu corso alla piazza e al palazzo del podestà, ch’era in Riborgo. Il Tron fu fatto prigioniero. Fu corso anche alle case dei Veneziani, che furono depredate, mentre essi venivano incarcerati. Ma non fini ancora la lotta. I due castelli tentarono resistere: resistettero coi Veneziani i cittadini loro fautori. Invano. Furono vinti « per forza di battaglia » e la città fu saccheggiata dai Genovesi e dai Friulani. Il Cancellieri non parla di questo saccheggio. E non ne fanno cenno, si capisce, i documenti redatti allora per ordine del Patriarca. Ma tanto l’Ireneo che lo Scussa, gli storici più antichi, ne parlano esplicitamente. Anzi lo Scussa parla senz’altro di saccheggio e di distruzione della città. Ireneo dice che essa fu lasciata saccheggiare dalle soldatesche. E quest’è la verità, poiché un documento del 1383, pubblicato dall’Ireneo, ricorda esplicitamente le depredazioni commesse a Trieste tanto dai Genovesi quanto dai Friulani e dagli altri della Lega fatta contro Venezia. Per sè stesse, le memorie, concordanti a narrare solo