VENEZIA E LA PACE DI TORINO 265 In realtà che cosa doveva temere Trieste da Venezia nel 1382? Nulla. Aveva proprio bisogno di darsi allora all’Austria? Nessuna ragione si mostra a chi non fantastichi per partito preso, ma consideri le carte scritte con la necessaria critica storica. Si ricordino gli avvenimenti tra il 1369 e il 1380 e l’atteggiamento di Trieste durante la guerra di Chioggia. È evidente che, per quanto appartiene ai fatti del giugno 1380, solo alcuni Triestini, un gruppo di congiurati, i pochi affidati alle cure del notaro Iacopo de Faedis, avevano da temere eventuali rappresaglie veneziane; non la città che, chiarite le cose e le eventuali voci diffuse, avrebbe potuto ricordare alla Repubblica l’esemplare condotta tenuta sino all’arrivo di forze preponderanti, favorite dal tradimento, nonché il saccheggio sofferto. Con la pace di Torino, Venezia aveva fatto esplicita rinuncia a Trieste: nell’ottobre 1381 aveva avuto la ratifica degli accordi anche da parte triestina. Perché mai soltanto un anno dopo la Repubblica avrebbe dovuto mancare a così solenne impegno, onde era obbligata per trattato verso il conte di Savoia, verso il Patriarca d’Aquileia, verso i Genovesi e i Fiorentini, verso il Re d’Ungheria e verso i Triestini? Tutta la storia della Repubblica mostra una rigorosa, spesso meticolosa osservanza dei trattati e una politica tutta prudenza da commercianti e da borghesi. Di più, le sanzioni contro chi avesse osato rompere i patti di Torino erano fortissime: una multa di centomila ducati d’oro, molto di più di quanto Venezia stimasse l’acquisto di Trieste, per la quale aveva già sborsato invano, pochi anni prima, ben settantacinquemila fiorini d’oro. Le disposizioni del trattato erano osservate rigorosamente da tutti. I signori di Collalto, invitati — nel 1382 — a intervenire nella guerra tra il Carrarese e il duca Leopoldo, dichiararono di dover rimanere neutrali, perchè compresi nella pace di Torino. Nell’ottobre dell’anno precedente, intervenuto un accordo d’arbitrato tra il Patriarca e la Repubblica veneziana circa le quistioni pendenti nellTstria, si era espressamente esclusa dall’arbitrato Trieste, perché non si ammetteva che potesse esserci più discussione sulla quistione triestina, regolata a Torino. I deliberati della conferenza erano dunque in pieno vigore. Né v’era alcuna ragione particolare di conflitto fra Trieste e Venezia. Anzi. Sino dal febbraio del 1381, quando — morto il Patriarca