4io L’AMBIENTE INTELLETTUALE nel 1420, Federico Mercatelli, padovano, familiare dei Carraresi e del Piccolomini, divenuto poi cancelliere; Cristoforo da Gemona (1444); Lucano Carseolo da Tolmezzo, che pare sia stato maestro dello Zovenzoni; Agostino Germiniano, friulano (1450); Francesco de’ Montecchi da Sassuolo (1464), Taddeo de’ Sereni (1466, morto poi per San Marco nella eroica difesa di Negroponte), Raffaello Zovenzoni, che pare insegnasse anche il greco, e, chiusa la parentesi dei due Tedeschi, Niklas Harrer e Stefano Renk, Paolo de Cortesi (dopo il 1473), assertore, dice l'Hortis, dell'italianità di Trieste. Egli fu confuso col dalmata Paolo Cortese, mentre, figlio di un chirurgo genovese stabilito a Trieste, quivi nacque da madre triestina. Ultimo maestro del Quattrocento fu Domenico de’ Montecchi, figlio di Francesco (1479-1499). L’ambiente intellettuale della città era formato particolarmente dagli uomini delle professioni libere, dal clero e dagli specialisti — maestri, avvocati, cancellieri, notai, vicari del civile, giudici del malefizio e medici — che venivano cercati nelle università d’Italia, come nel xiv secolo. Molti nomi insigni ai loro tempi sono tra i vicari del civile, che furono spesso anche luogotenenti dell'honorevel capitano de la zità de Trieste: Antonio di Valmonte (1400), Nicolò da Fermo (1401), Antonio da Roma (1405), Leonardo da Rimini (1410), Aldovrandino Dorono, bellunese (1411), Lorenzo de’ Gentili da Perugia e Marco de’ Zacchi di Pisa (1413), Giovanni de Nordili da Imola (1416), il padovano Bartolomeo de Bulli e Giacomo Roberti ferrarese e Agostino Ozola da Pavia (1420), Tomaso da San Geminiano (1421), Antonio de Roca da Ascoli (1423), Francesco de Canavuli di Città di Castello (1424), Conte de Giuliani da Verona (1425), Giovanni de’ Zacchi pisano (1426), egre-gius et jamosissimus legum doctor, Filippo de Frignani modenese (1427), Matteo de Prisciani ferrarese (1429), Romeo Zovenzoni bolognese, Pier-francesco de Armani da Camerino (1433), Giacomo de Lorenzi padovano (1435), Giovanni Altobellino da Fano (1439), Angelo de’ Poeti, bolognese (1440) e Rodolfo da Tolentino (1442). Guido Paglierini rimi-nese, stato nel 1446, per nascondere una sua truffa bruciò gli Statuti e fuggì, inseguito da una condanna a morte. Vennero ancora Gilfredo Filiberto de Cavalli veronese (1450), Beiforte de Spinelli da Padova (1451), Pietro de Bonenati da Monferrato (1453), Filippo Guerini da l'ano (1454), Uguccione de Granfalconi ferrarese (1456), il mantovano