PIANI DI LODOVICO SFORZA E DELL’IMPERATORE 391 precisi, dai quali risulta che la cessione di Trieste a Lodovico Sforza era condizionata al consenso dei cittadini. Racconta il Malipiero (forse anche sulla base di una lettera del duca Lodovico diretta al Brasca, sequestrata in una barca a Venezia e letta segretamente in Consiglio dei Dieci) che, giusta accordi del Milanese con l’imperatore Massimiliano, un « confidente » si era presentato al governo di Trieste e aveva chiesto ai Triestini la consegna del castello. Ma questi, continua il Malipiero, non ghe l’hanno voluta dar per haver pressentìo che Turchi dee calar in Friuli a instanzia de Lodovico e de Massimilian. E ’l so pensier è de darghe recapito in quella terra acciocché i possa dar mazor molestia alla Signoria. Il che vuol dire che Massimiliano e il Moro s’erano accordati per far di Trieste una base d’operazione e di rifornimento per l’esercito turco, che essi speravano far venire all’assalto del Friuli. Nel luglio il podestà di Capodistria avvertiva il governo che alcuni di Trieste si intendevano coi Turchi e che v’era pericolo ne ponessero alcune centinaia con le loro barche in Istria. Un Giovanni de Bonomo, « per nome del duca di Milano », tentava corrompere con l’oro i capi degli stra-diotti, che erano alla difesa del Friuli e aveva già spinto qualcuno alla diserzione. Ma il Brasca non potè avere dalla sua la città. In una lettera che egli scrisse a Massimiliano e che fu intercettata dai Veneziani, mentre cercava di sobillare più vivamente l’imperatore contro la Repubblica, diceva che non poteva fare quanto era suo desiderio e che' « pertanto avrebbe voluto la rocca di Trieste in mano sua e avere più autorità di quanto allora aveva sulla città ». Chiedeva da un arbitrio dellTmperatore quanto non gli era riuscito di ottenere dai Triestini. L’esercito turco venne, ma non trovò nella città quel recapito che probabilmente gli era stato promesso. Passò sopra i Carsi, per la via lasciata libera dallTmpero, e si gettò orrendamente sul Friuli e sul Trivigiano, dopo aver rotto i Veneziani sullTsonzo. Massimiliano non era in guerra con Venezia, né voleva sembrare d’esserci: non poteva quindi apertamente favorire i piani del Moro e concedere al Brasca quei poteri eccezionali che egli aveva chiesti. Se i cittadini avessero consentito, la partecipazione dellTmperatore — cioè la cessione di Trieste — sarebbe stata mascherata da una specie di dedizione volontaria: la responsabilità sarebbe caduta sui Triestini.