384 un’affermazione italiana perador per le terre de Pordenone e de Trieste ». Il Senato promise neutralità, sperando che il Re non riuscisse mai in quell’impresa, che avrebbe infastidito non poco la Repubblica, sempre sospettosa causa le rivendicazioni dalmatiche e adriatiche dell’Ungheria. Il corso degli avvenimenti impedì infatti la spedizione del Corvino. L’ambizione ungherese si incrociò allora con quella della Carniola, che rinnovava ogni anno, verso il 1485, le sue pretese annessionistiche e voleva che Trieste pagasse tributi come membro effettivo della provincia. La città rifiutava ogni anno il tributo, affermando la netta distinzione che la separava dalla Carniola. Nel 1485, benché il Rauber fosse legato a doppio filo ai Carniòlici, per volontà del Consiglio maggiore, che aveva potestà di ricorrere direttamente allTmperatore, fu inviata a Federico una protesta, in cui era contenuta un’affermazione nazionale di alto valore. La protesta rifaceva la storia del Comune per provare che nessun vincolo politico era mai stato tra le terre austriache e la città di Trieste: questa non aveva mai appartenuto all’arciducato d’Austria, ma era stata una città d’Italia, soggetta ai Sacri Imperatori Romani, che allora vi dominavano. Datasi ultro et sponte al dominio degli Austriaci, era rimasta sempre una città italiana distinta e per il territorio suo e per tutto il resto da quelle che vivevano con leggi tedesche. Anche il sistema tributario era severamente e pesantemente italiano (il documento parla di italica tyrannis dei balzelli), per cui non v’era diritto, né modo d’imporre gli oneri delle città austriache: la città non aveva altro obbligo se non il tributo delle cento orne di vino, previsto nel patto del 1382. L’Imperatore, malgrado l’atto del Consiglio fosse un’implicita rivendicazione dei patti del 1382 contro il regime che li aveva violati nel 1469, dovette riconoscere la giustizia della protesta triestina e vietò agli Stati provinciali della Carniola d’imporre i loro tributi alla città. Ne riconobbe quindi l’indipendenza dalle provincie austriache e il carattere giuridicamente e geograficamente italiano. Tra Carniòlici e Triestini correva sempre pessimo sangue. Non la autorità imperiale, non le influenze dei capitani, che erano feudatari carniòlici, avevano potuto ottenere qualche miglioramento nei traffici dei « Cranzi » con Trieste. Nel 1478 un decreto imperiale aveva ordinato ai mercanti carniòlici di non andare nell’Istria, ma a Trieste per