l’azione politica del patriarca 51 dei Partecipazi esplicava allora a Venezia, la sua mente non si distoglieva dalle cure politiche. Nell’814 perdette il sommo protettore Carlo, che ricordò il suo padre spirituale anche nei testamento, donando alla Chiesa gradense rilevanti ricchezze e privilegi. Egli conservò il pieno favore del successore, Lodovico il Pio. Gli anni passavano senza che nessun fatto portasse i mutamenti da lui desiderati. Il Patriarca venne a trovarsi in una situazione diffìcilissima. Doveva reggersi in equilibrio a poco a poco inso.ste-nibile tra i Veneti e i Bizantini da una parte, politicamente signori di Grado, e i Franchi dall’altra, godenti titoli di sovranità sui Veneti e padroni dellTstria, gli uni sempre in conflitto con gli altri. Anche la sua alta politica, temprata con eccezionale robustezza da tante lotte, non resse: egli giunse a un punto, dove gli interessi delle potenze opposte s’incrociarono e, preso nell’urto, mentre cercava poggiarsi su due basi, fu invece rovesciato. I Veneti lo accusarono di non voler rimanere assiduamente nella sua diocesi e di recarsi spessissimo, contro la volontà dei Dogi, dal Re Lotario e dall’imperatore Lodovico. Temevanoe sospettavano l’influenza che egli aveva presso i Carolingi nel Regno italico e l’attività politica che svolgeva nel loro interesse. L’ostilità crebbe e fu montata dai suoi avversari. Nell’820 si scoprì la congiura cosidetta di Giovanni Monetario, favorevole ai Franchi e ostile ai Dogi, nella quale troviamo implicato, come uno dei principali autori, uno dei Tornarici, famiglia che traeva la sua origine da Trieste. Il Patriarca Fortunato fu accusato di complicità e fu costretto a fuggire da Grado. Ma vi potè ritornare anche una volta. Senonché, appena ritornato, nell’821 lo colpì in pieno una accusa dei Franchi. Un suo prete, di nome Tiberio, denunciò alla Corte di Lodovico che egli avesse esortato il principe slavo Ljudewit a perseverare nella rivolta contro i Franchi e lo avesse aiutato con l’inviargli artefici e muratori che gli costruivano le fortezze. È intuitivo che Fortunato, trovandosi in bilico tra le forze contrapposte dei Franchi e dei Greci, avendo la sua diocesi tra le loro signorie divisa, male potesse conservare una rigida neutralità e dovesse guadagnarsi la tolleranza dei Greci con qualche concessione o con qualche aiuto