350 VENEZIA PROVOCATA ALLA GUERRA mente. E s’ingolfarono sempre più nella lotta. Il momento doveva sembrare a essi particolarmente favorevole. Era il tempo, infatti, in cui una generale ostilità e l’invidia circondavano la Repubblica di San Marco in Italia, dove si festeggiavano persino le vittorie turche « per far schiop-pare di rabbia i Veneziani ». I Triestini stavano alla speranza di molte eventualità: ma non valutavano l’animo della Signoria veneta, contro la quale si lanciavano con impeto, senza pensare che andavano a rompersi le corna contro un muro incrollabile. La quistione dei commerci era senza forse tale, che valeva la pena di mettere la stessa vita della città nella posta d’una lotta suprema: ma, poi, la lotta era il pessimo mezzo e il solo che non avrebbe potuto nulla risolvere. Nella battaglia il pigmeo sarebbe rimasto solo, in onta a tutte le promesse lusinghiere, contro il gigante. Lo vedevano impigliato in quelle difficoltà di politica estera e di guerra, onde lo provocavano con fatti e « con indegne e sporchissime parole », come dice un documento veneziano. La Repubblica, che non voleva venire alla guerra e attendeva forse notizie dal Foscarini e dalla Corte imperiale, si mostrava di un’insolita tolleranza: motivo per cui i Triestini si fecero sempre più insolenti e, così appunto, finirono oltre il segno. Il governo veneziano aveva mandato alcuni soldati di cavalleria a sorvegliare le strade su territori di San Marco. Questi soldati furono attaccati dai Triestini: alcuni rimasero uccisi, altri feriti. Il governo veneziano accusò i soldati triestini presso l’imperatore di un atto di crudeltà «aliena persino ai ferocissimi Turchi», cioè di aver tagliato a pezzi uno dei Veneziani in tal modo che, quando si volle seppellirlo, si dovettero raccoglierne i brani qua e là e chiuderli in un sacco. Il conflitto fece traboccare il vaso della tolleranza veneziana. Si venne alla guerra, rimanendo incolpati i Triestini di averla provocata per essere stati i primi a prendere le armi contro Venezia. Anche per questa guerra, naturalmente, si sono fatte girare le favole della « rivalità » di Venezia e della sua ambizione di conquistare a ogni costo Trieste. Qui la loro falsità risulta in tutta luce. Poiché Venezia non agì a difesa d’un interesse suo, per liberarsi da una minaccia rivolta al suo commercio, minaccia che fa ridere anche in ipotesi. Essa intervenne contro Trieste per difendere il principio della libertà dei