PARTICOLARI DELLA FABBRICA 97 nelle chiese italo-bizantine (per esempio, a Santa Maria in Domnica di Roma, 817-824). La costruzione della cattedrale rese necessari lavori di consolidamento nella cupola, a cui fu rifatto il tamburo con le arcate cieche. Probabilmente la volta di scarico dell’ultima navata poggiava sulla parete: per equilibrare più fortemente le spinte, fu ingrossata la base di detta volta, che risultò allora quasi sghimbesciata, come si vede fig. 25: vasca battesimale dell’antica basilica (vecchio battistero) ancora, in modo simile agli archi della volta nella cripta d’Aquileia: fu quindi affidata alle due colonnine che stanno ora ai fianchi della cappella di san Carlo e che abbiamo già descritte (cfr. fig. 24). L’abside di san Giusto conservò la sua decorazione d’arcate: le finestre furono probabilmente chiuse, venendosi a trovare ormai troppo vicine all’altare. L’ultima navata a destra (di san Nicolò) fu anche essa chiusa da un’absidiola, nella quale fu aperta una finestra con transenna traforata, che ancora esiste. Ireneo della Croce narra che nel 1652 fu distrutta una cattedra episcopale « di marmo bianco fino con sua scalinata », che stava nel centro dell’abside maggiore. Dice che era simile a quella di San Pietro Storia di Trieste, vol. I. 7