PREFAZIONE XI proprio allora si sente la dolorosa pochezza dei documenti. Non ci sono cronisti antichi, se si faccia eccezione per il brandello sconnesso — quattro o cinquecentesco — di Pietro Cancellieri. Nessuna cronaca dei tempi comunali, nessuna del Trecento. L’Ireneo assicura che esistesse —- e andasse perduta intorno al 1690 — una cronaca triestina di certo Paolo di Grado. Però non potè usarla nemmeno lui. Rimane soltanto, sempre inedito, il poema in ottave scritto nel Cinquecento da Giusto Gir aldi 0 Girardi, «cittadino di Trieste », e intitolato Guerre fatte da Veneziani alli Triestini l’anno 1508. Quest’opera, di cui esiste un’unica copia del XVIII secolo nell’archivio del museo di Lubiana (l’ho potuta avere mercè le cortesi premure del senatore Francesco Salata e del dottor J. Kallbrunner di Vienna) narra non solo i fatti dell’anno 1508, ma tutto il periodo della guerra di Cambrai, ed è incompleta. Non ostante la sua fanatica partigianeria e la manierata esaltazione del tono epico, questo poema è prezioso, perché è l’unica opera d’origine locale, che la storiografia triestina abbia sino alla fine del XVII secolo. Mancano veri storici antichi. Del Rapido qualche frammentino. Brevi capoversi triestini nelle opere del Manzuoli (1611) e del Tommasini (1650 circa). Lo Scussa (1695) ci ha conservato molte notizie tratte da documenti poi perduti, ma ha steso una Cronografia arida, disordinata, priva d'ogni barlume di critica, satura di pregiudizi e di errori. Ireneo della Croce (1698) ha tentato di comporre una Historia sacra e profana, dove, per quanto sia riuscito a costruire in qualche parte un racconto ordinato e filato, non ha dato prova di più certo criterio, né di sistema migliore, creando un’opera artificiosa e fantastica, inzeppata di spropositi e di preconcetti, che sono poi rimasti conficcati nelle storie triestine fino ai tempi nostri. Essa è, tuttavia, d’alto valore, sia come primo tentativo organico di una storia creata dal nulla, sia come testimonio dei sentimenti cittadineschi d’allora, delle passioni che agitavano la terra e della sua allarmata coscienza