6o LA CITTÀ E LE INVASIONI MAGIARE Egli appoggiò fortemente la sua politica sull’alto clero e sui vescovi specialmente. Così fece anche neU’Istria. Particolari necessità spingevano il Re a favorire i vescovi. La diuturna anarchia d’Italia, le incessanti minaccie delle invasioni — clic contro Trieste venivano dagli Ungari (dopo l’8g4) e dagli Slavi giù dalle Alpi, poi dagli Slavi e persino dai Saraceni su dal mare — e l’impotenza del potere centrale a agire con misure politiche e militari, costringevano la città a provvedere in qualche modo da sola. L’unica potenza che le stesse vicina e che la potesse rappresentare, come sua sintesi suprema, nell’opera diffìcile e costosa della difesa era l’episcopato. Questi, a sua volta, traeva dalla più stretta unione con la cìvitas nuovo elemento di dignità e di forza, che faceva valere presso il Re. Il vescovo così diveniva garante della situazione politica e della fedeltà della diocesi e il Re lo rimunerava con feudi e dominii temporali, i quali, aumentando i suoi mezzi e i suoi uomini, lo rendevano sempre più atto alla difesa della città. 11 Pivano ha rilevato che le concessioni ai vescovi italiani nel x secolo stanno in speciale rapporto con le invasioni magiare. Queste funestarono sopratutto la Giulia, infierendo anche sui Carsi, sopra Trieste. È noto che il Regno fu sempre incapace di frenarle, nonché di impedirle. La lotta rimase alle forze locali, al Patriarca, ai vescovi, alla cìvitas. Invero i diplomi reali per i vescovi triestini coincidono appunto con le date delle invasioni magiare. Anche quello su citato del vescovo Taurino. Un anno dopo la grande invasione magiara del 928, Re Ugo donò al vescovo Radaldo, in compenso dei suoi aiuti, l’isola Paciana (in quel di Monfalcone), e in più Umago e i circostanti beni dell’antica chiesa di Sipar. Gli concesse inoltre un largo privilegio d’immunità, che mise la chiesa triestina sotto la diretta protezione del Re, sottraendo essa e i suoi subiecti, anche laici, a ogni altra pubblica giurisdizione, assicurandola totius potestatis inquietudine, contro l’inframmettenza di qualsivoglia potere politico. Spirava allora dal mare buon vento italiano, che veniva dalle Lagune, e anch’esso serviva a mantenere più puro il sentimento della libera vita municipale nelle città poste sul golfo. Trieste aveva avuto, per i suoi naviganti, mirabili vantaggi dall’azione compiuta da Venezia in mare nel ix secolo. I primi decenni del x portarono la città a più diretto contatto col ducato venèfico, mentre questo agiva con forte