Per Vesercito 343 memoriale definitivo con le richieste dell’esercito alla marina per le artiglierie da 120 e 152 delle navi più vecchie. I due decisero di ricorrere ad un altissimo intervento in caso di opposizioni. Allora tutta la situazione precipitò perché appena il Ministero della marina ebbe notizia di quella manovra, ordinò per via gerarchica che tutta la materia marinara riguardante il basso Isonzo ed i rapporti con l’esercito passasse alla competenza del comandante della piazza di Venezia col pretesto di riservare Cagni alle sole cure delle operazioni in mare. Erano i primi di agosto del 1915: benché la guerra fosse cominciata da pochi mesi, per un complesso di circostanze avverse l’ammiraglio si trovò già escluso da ogni collaborazione con l’esercito ed immobilizzato nelle operazioni navali. L’orizzonte si era chiuso. Cagni andò a congedarsi da Cadorna e dal Duca d’Aosta, e si raccolse nell’attesa di qualche evento nuovo. Un modesto testimonio, che allora gli viveva vicino, ricorda con queste ingenue parole lo stato d’animo di Cagni in quel periodo: « Quando l’ammiraglio Cagni scriveva al Ministero, io me ne accorgevo dall’espressione del viso, e picchiava forte mentre rideva. Come pure diceva: “ Peccato che Roma non sia una città di mare; ci sparerei qualche cannonata al Ministero”. Dopo l’offensiva austriaca del ’16 nel Trentino il problema delle artiglierie si ripresentò urgente e perciò furono riprese le trattative per la cessione dei famosi cannoni delle navi. L’ammiraglio, benché ormai lontano da Venezia, continuò ad occuparsene, sempre più convinto del bene che ne poteva derivare all’ esercito senza danno per la flotta. E siccome Cadorna desiderò incontrarsi col Duca degli Abruzzi per stringere un accordo definitivo al disopra d’ogni intralcio burocratico, Cagni funzionò da intermediario insieme ad altri personaggi messi a parte di quel progetto. Avvenne cosi che il 26 dicembre 1916 il comandante della I Armata, Pecori Giraldi, scrisse a Cadorna: « In obbedienza agli ordini verbali di V. E. venne scritto all’ammiraglio Cagni che prima di pregare S. A. R. di concederle un colloquio a Roma, l’E. V. desiderava ave-