IL MUSAICO DEGLI APOSTOLI 103 elementi di qualche carattere. Con ciò non si può dire che la cultura quivi fosse migliore che nelle altre piccole città, prostrate agli ultimi gradi e probabilmente insensibili al movimento di rinascenza dei tempi carolingici, al quale Trieste diede due personalità così grandi. Merita un cenno speciale e un’analisi stilistica la lettera che Giovanni scrisse nel 768 al Pontefice romano, ricca di reminiscenze classiche e di ima-gini, scritta in uno stile abbondante e ricercato, che tradisce delle vere intenzioni artistiche. Di quei tempi, e forse anche una volta della stessa persona, di Fortunato, esiste dentro la cattedrale un superbo e magnifico testimonio. È il musaico degli Apostoli (fig. 29-33), che adorna la fascia sotto il catino dell’abside nella navata settentrionale: opera veramente splendida e di grande importanza artistica. Nihil pene Italia habet pretiosius, disse già nel xvii secolo l’Ughelli. Anche la calotta dell’abside è coperta di musaici risplendenti. Ma sono d’altro stile. Mostrano invece una sola opera il gruppo maestoso degli Apostoli e la fascia che adorna l’arco della tribuna. Stanno i dodici apostoli allineati ai lati d’una palma che s’erge nel mezzo, tra san Pietro e san Paolo. A destra del principe loro si trovano (da sinistra verso il centro) san Filippo, san Bartolomeo, san Matteo, san Giovanni e sant’Andrea; dall’altra parte, dopo san Paolo, san Giacomo minore, san Tomaso, san Simone, san Giacomo maggiore e san Mattia. Questa serie è divisa in due gruppi dalla finestra dell’abside, che fu chiusa, a quanto pare, nel 1438. Degli attributi, rileviamo la croce in forma di fiore portata da sant’Andrea e quella d’oro portata da san Pietro. Otto apostoli sono in atto di benedire: quattro alla maniera romana e quattro alla greca. Il fondo è aureo: la parte inferiore invece è imaginata come un giardino e un piccolo arbusto a steli simmetrici con fiori e talora con piccoli melagrani divide l’una dall’altra le dodici figure. Avvolte nelle loro vesti, circondate dal silenzio come da un mistero di religione, esse s’elevano con solenne nobiltà nell’aria incolorata dai riverberi rutilanti e ardenti dell’oro. La fascia musiva, che chiude il gran quadro ai lati e che gira lungo tutto l’arcone, dopo una cintura di due liste di gemme tramezzate da una di fiori aperti a stella, nel consueto modo bizantino, ha un piano