MINACCIE DEGLI ESULI 327 giudici e ai decemviri della Balìa contro chiunque danneggiasse lo stato di questa comunità di Trieste. L’ordine aveva forse il solo fine di tutelare la città contro le molestie inevitabili in tanto tumulto di guerra: accadeva, cioè, che un giorno soldati istriani rubavano olio a Servola, un altro soldati di Monfalcone tentavano rubare una barca nel porto. Bisognava quindi stare sull’avviso e colpire. Ma bisognava anche non dormire causa la possibilità di colpi fig. 82: leggenda di santa Barbara (bassorilievo del xv secolo, al Museo di storia e d’arte) interni. La situazione non era perfettamente sicura. C’erano troppi cittadini sbanditi, che complottavano contro il vigente regime. I vecchi fautori del Patriarcato divenivano anche pivi pericolosi, mentre la Repubblica di San Marco si sostituiva a esso con atto di potenza formidabile. Già nel 1418 si era emanato un bando con gravi minaccie contro quelli che parlavano o praticavano coi proscritti. Figurano in quell’anno tra gli esiliati un Pietro de Teffanio, un Nicolò dell’Argento e un Bertone de Balet o Balezio, che stavano a Muggia, ma facevano scorribande nel distretto. Nel novembre del 1419 si levò il decreto contro alcuni degli sbanditi: ma si eccettuarono esplicitamente quelli