Tempo di pace 251 navi di Santo Stefano, delle torpediniere di Messina e di Napoli. Le torpediniere di Brindisi, partite contemporaneamente a me, giunsero quaranta ore dopo ! » « Ma qui, checché si gridi, c’è ben poco da fare perché il disastro, salvo che a Cetara, è assai limitato, anzi non si dovrebbe neppure chiamare disastro. Per conseguenza il volo di ispettori e commendatori è subito piombato qui con relativo ministro Sacchi, e tutti insieme: bonn, bonn, bonn... alla grancassa per spillare danari a Pantalone e farsi un nome... storico. Ai piccoli municipi non sembra vero, e non sfuggono l’occasione di invocare fantastici diritti di sussidi. E tutta la trama nauseante di vanità e di interessi che quindici giorni dopo il terremoto piombò su Messina e su Reggio, qui è piombata subito, prima ancora o almeno contemporaneamente al mio arrivo ». Sbarcò dalla “Napoli” nel gennaio 1911 dopo avere ottenuto in una udienza col ministro Leonardi Cattolica di non essere destinato come addetto navale a Londra secondo era già predisposto. Ormai aveva girato il mondo e desiderava restare in Italia con la sua famiglia. Ebbe invece il comando della “Sicilia”, corazzata di 13.000 tonnellate adibita a scuola cannonieri. E diede le consegne della nave prediletta. Dritto sul ponte, dopo poche parole di saluto ai suoi fedeli, sguainò la sciabola e gridò la formula di rito: « Ufficiali, graduati, e comuni, per ordine di Sua Maestà riconoscerete il capitano di vascello Filipponi per vostro comandante ». Fu fatica impedire una clamorosa dimostrazione al primo capo. « Ma di tutto quello che lascio il ricordo più cocente e caro è quel gruppo di ufficiali che mi fissavano seri e con una espressione di rincrescimento che non era comandata. Ne ebbi una impressione cosi viva che poco mancò non perdessi la serenità ». Alla “Sicilia” era aggregata la “Carlo Alberto”. Il comandante diresse la scuola cannonieri istruendo rapidamente giovani reclute e volontari. Una inconscia vena di entusiasmo, un nebuloso presentimento di risveglio si erano diffusi nell’atmosfera nazionale in occasione delle feste del 1911 per il primo cinquantenario del Regno. Quando fu inaugurata la candida mole ancora incompiuta del monumento